Chi cammina reclama esistenza. Consente di esistere perché lo desidera. Camminare è un buon movente per dirsi esistenti. Camminare mobilita, muove, motiva. Siamo noi che camminiamo, certo, ma è il camminare stesso che ci attraversa. Abituati allo sguardo parallelo alle cose (propriamente automobilistico), tipico di questi nostri tempi di attrito consumistico, non avvertiamo la forza delle cose (se non tornando a camminare); né percepiamo che le cose hanno un nome diverso da quello che assegniamo loro “abitualmente”, a causa della collocazione parallela (o al più perpendicolare) che esse assumono nel rapporto con il nostro punto di vista ordinario, che invero è un punto fermo: nelle nostre auto siamo statici mentre crediamo di muoverci. Così viviamo di colossali sviste compiute credendo di vedere qualcosa che neppure intendiamo conoscere: volti, paesaggi, bivi. Se lasciamo la striscia di asfalto lungo la quale consumiamo parte delle nostre esistenze; se tagliamo un campo, un orto, una collinetta; allora, d’un tratto, ci avvediamo di poter veder tutto quello che non è previsto nelle nostre mappe del mondo. Data per ovvia, ogni via già tracciata è invece da percorrere solo per raggiungersi e poi di nuovo procedere, tradendo il proprio sguardo abituale. Raggiungere per superarsi: questo è vivere. Camminare implica viste consapevoli, ma anche difformi. Ci si travisa e ci si sorprende a pensare nella nudità di un paesaggio non più usuale, non più solo localizzabile su navigatori luminescenti. Camminare, vagare, andare a zonzo (con uno scopo provvisorio, utile ma non decisivo) rivolta le cose: andare a piedi per la spesa, raggiungere un amico o l’ufficio postale: tutto diventa così un pretesto per deviare dal corso degli obblighi inevitabili di un giorno tra molti. Camminare: un modo per vivere la crisi senza perdere movimento. Camminare, per riprendere il proprio irriducibile passo, il proprio vivente dinamismo individuale. Di piede in piede. Di saluto in saluto. Reclamando esistenza. Sentendo il vento, vedendo il vento, diventando vento. Reclamando il diritto a stare nel vento. Quanto abbiamo camminato, oggi?
Giovanni Bongo