Dedico poche parole ad un uomo al quale vogliono togliere la parola. Ho appena firmato per lui un appello. Lascio che le parole della moglie diventino monito per noi tutti. Per chiunque voglia dire liberamente, liberamente ascoltare, liberamente vivere.
“Care e cari membri di Avaaz,
hanno frustato mio marito pubblicamente, mani e piedi legati, il volto contorto dal dolore. Il solo ricordo è insopportabile. E non gli è bastato, ora pare che lo vogliano addirittura uccidere. Ma potete aiutarmi a salvarlo.
Mi chiamo Ensaf Haidar. L’anno scorso l’Arabia Saudita ha condannato mio marito Raif a 10 anni di prigione e 1000 frustate per aver “insultato l’Islam”. Quello che ha fatto è stato semplicemente aver espresso le sue idee sul suo blog. Raif è un uomo buono, un padre affettuoso. Ci manca, e ora io e le nostre tre bambine temiamo per la sua vita.
Ma ora la Germiania potrebbe aiutarci a liberarlo: tra 48 ore il Ministro dell’Economia sarà in Arabia: se userà la sua influenza per difendere i diritti di Raif, può convincere i leader sauditi a ripensare la pena.
Ho chiesto di persona al Ministro di aiutarci. Ma la mia voce da sola non basta. Per questo vi chiedo di aiutarmi a farlo diventare un appello mondiale per la liberazione di Raif. Unitevi a me e condividete questo appello con tutti:
https://secure.avaaz.org/it/free_raif_badawi_loc/?bPyFfcb&v=54816
Pochi anni fa Raif ha creato il blog “Liberali dell’Arabia Saudita”. Voleva scrivere di politica e religione, affrontare i problemi della società e della politica. Ma secondo il sistema giuridico saudita ha offeso l’Islam, un’accusa che prevede pene durissime. La condanna di Raif non ha colpito solo lui: la sua flagellazione pubblica è un avvertimento molto chiaro a chiunque vuole esprimere le proprie idee.
Io e Raif ci siamo conosciuti 15 anni fa. Due anni dopo ci siamo sposati, poco dopo abbiamo avuto la nostra prima bambina. Quando sono iniziati i problemi con la giustizia nel 2008, ci ha chiesto di lasciare il Paese: siamo andate in Egitto, poi in Libano e ora siamo in Canada, dove ci è stato dato asilo politico. Ma ora non sopportiamo più di essere lontane senza poter fare niente, vogliamo che Raif torni da noi!
Tante persone nel nostro Paese chiedono oggi delle riforme, e l’attenzione internazionale per l’appello per Raif sta crescendo. Il Ministro tedesco, Sigmar Gabriel, ha detto che parlerà anche di diritti umani durante la sua visita. Vi chiedo di unirvi al mio appello: abbiamo una possibilità di liberare mio marito:
https://secure.avaaz.org/it/free_raif_badawi_loc/?bPyFfcb&v=54816
Vi ringrazio infinitamente. Ensaf, insieme a tutto il team di Avaaz”.
Partendo dal presupposto che questo gesto di firma digitale non costa veramente nulla, mi interrogo spesso sulla sua reale utilità, o comunque sull’eventualità di un interesse secondario da parte dei fondatori del sito. Ripeto, un gesto così banale e potenzialmente utile non lo negherei mai a nessuno, ma tempo fa leggevo su internet delle critiche (chissà se fondate o meno) relativamente a queste petizioni. Volevo solo metterti una pulce nell’orecchio, magari sei già informato, magari no. 🙂
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Trovo che sia giusto coltivare il dubbio. Praticarlo. Diffonderlo. Dico di più, 0krisis è (anche) il progetto di un dubbio. Non ho ma dovuto eccepire, almeno fino ad oggi, sull’operato di Avaaz, tuttavia accolgo la tua osservazione. Nondimeno, cautela a parte, in un simile caso sento di far prevalere il mio desiderio di umanità sul mio ragionevole, e umanissimo, scetticismo…
Grazie di questo ulteriore e prezioso contributo, Alexander Supertramp.
G. B.
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