8 marzo

Non solo oggi. Non solo un giorno l’anno. Non cenette tra loro, festicciole tra noi. Non spogliarelli, tanto per dire anche noi – non soltanto loro. Non quote rosa, come quote latte. Non eccezionalmente. Non pari in tutto fuorché nell’essere chi si è già.

Piuttosto rispetto dell’alterità come condizione per l’uguaglianza effettiva. Piuttosto educazione affettiva fin dall’infanzia. Piuttosto partecipazione, condivisione, dialogo, reciprocità. Piuttosto un cammino comune. Non solo oggi. Non solo al ristorante, una sera l’anno. Non solo un fiore giallo strappato dal ramo e venduto come raro. Piuttosto qualcosa da dire ogni giorno. Dignità, da riconoscere sempre. Rispetto.

G. B.

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2 thoughts on “8 marzo

  1. E se ti dicessi: lo sai che l’evento accaduto l’8 marzo 1908 riguardante la morte di centinaia di donne, avvenuta all’interno della fabbrica Cotton nella quale gli stessi proprietari provocarono un incendio, per fermare le operaie che rivendicavano i loro diritti, corrisponde tutto ad una falsità… cosa faresti? Sfileresti gli stivali che hai acquistato, dopo una lunga ricerca, proprio per la serata? Toglieresti il body che sicuramente avrebbe richiamato l’invidia delle tue amiche e gli occhi di tutti gli uomini? Strapperesti il biglietto per lo spogliarello più atteso dell’anno, procurato con premura ed anticipo?
    Ah no, guarda: hai deciso di uscire ugualmente stasera. Perché, in fondo, a te non importa veramente il ‘perché’ ma il ‘come’ trascorrere questa serata. L’8 marzo 1908, per te, è solo un pretesto. Per fare quello che, d’altronde, puoi fare sempre. Perché non ieri? Perché non domani? No. Assisterai oggi allo spogliarello più atteso dell’anno, perché sei donna ed oggi, 8 marzo, è la tua festa. Ascolta, se il tuo, è un bisogno di date e cifre, te ne indico alcune:
    – ‘Tra l’85 e il 2005, in India, un milione 200 mila bambine sono morte nei primi mesi di vita e un altro milione 800 mila sono morte prima di arrivare a sei mesi: annegate, soffocate, avvelenate, ammazzate facendo loro mangiare sale o sepolte vive. Esistono anche metodi che possono essere certificati dai medici come decessi naturali, quali: tenergli addosso coperte bagnate per indurre la polmonite o ucciderle dando loro dosi altissime di alcool per causare una inarrestabile diarrea.’
    – ‘Secondo i dati aggiornati di fonte OMS, sono tra 100 e 140 milioni le bambine, le ragazze e le donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale.’
    – ‘Secondo Mustafa Qadri, ricercatore pakistano per Amnesty International, i talebani continuano ad opporsi ad ogni forma di istruzione per le donne: in Afghanistan, secondo l’UNICEF, solo il 19 % delle scuole accolgono ragazze, ma esse hanno subito il 40% degli attacchi terroristici.’
    – Oggi? ‘Migliaia di donne scelgono la morte per sfuggire agli stupri dei jihadisti. Poche decine sono riuscite a fuggire dall’inferno, le altre sono rimaste nell’incubo senza speranza in cui le hanno gettate i jihadisti che le hanno rapite nel nord Iraq. Sono migliaia le donne picchiate, torturate, violentate e ridotte in stato di schiavitù sessuale: bambine e adolescenti vendute come spose a uomini di qualunque età. Un orrore senza fine dal quale molte ne escono uccidendosi.’
    – In Italia? ‘In Italia, secondo gli ultimi dati ISTAT (2010), il numero delle donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza è di 7 milioni mentre quello delle donne che hanno subito forma di violenza prima dei 16 anni è di 7 milioni e 400 mila.’
    Ecco date e cifre. Ovvio: non sono numeri al ritmo dei quali ballare e brindare. Non sono numeri: sono donne. Sono vite, devastate, annullate, private della loro stessa essenza. Eppure, si viene al mondo tutti nello stesso modo e nello stesso modo, con differenze date da età e circostanze, lo si lascia.
    Da quando il corpo della donna è diventato passibile di qualsiasi uso e abuso? Qual è stata la prima mente perversa che ha attribuito un prezzo alla dignità della donna? A chi appartenevano le mani e i piedi e i pensieri che per primi l’hanno sottomessa alla loro crudele volontà? E chi, ancora, continua a pensare alla donna come ad un oggetto da possedere, smontare, gettare, condurre in uno stato di annullamento totale ed irreversibile? E quando la donna potrà dire di essere veramente libera? Quando potrà raccontare di uomini in grado di rispettarla, senza ridurla ad un ammasso di pesante stoffa o ad un manichino senza veli? Quando una donna partorirà una donna senza temere per lei? Quando una donna potrà esser simpatica e gentile, senza rischiare d’essere stuprata a motivo della sua disinvoltura? E quando potrà essere timida e discreta, senza rischiare d’essere stuprata a motivo della sua superbia? Quando una donna potrà leggere, studiare, lavorare, realizzare i propri sogni, essere consapevole di se stessa e delle sue capacità, senza esser definita una femminista?
    E quando una donna potrà essere forte, caparbia, determinata e coraggiosa, senza che le si conferiscano ‘attributi’ propri del sesso maschile?
    E quando gli uomini impareranno ad amare le donne, a rispettarle, a guardarle negli occhi sentirsi sfidati, a toccarle senza far loro del male, accoglierle senza aspettarsi o pretendere di possederle? E quando gli uomini saranno capaci di condividere il loro tempo e il loro cammino con le donne, senza ricorrere a luoghi comuni e a stereotipi?
    Queste parole son per te, Donna, perché tu possa credere in te stessa qual Donna. E lo sei, anche senza gli stivali nuovi e il body mozzafiato. Lo sei anche con l’apparecchio ai denti e gli occhiali grandi come fanali. Sei Donna, sia se tra le mani stringi una ventiquattrore sia se stringi una scopa. Sei Donna, con la gonna e nel tutone, col camice o alla guida di un camion. Sei Donna quando ridi, quando piangi, quando t’arrabbi, quando perdoni e quando chiedi perdono. Quando ti scoraggi, quando incoraggi, quando cadi e ti rialzi. Sei Donna quando ami, quando urli i tuoi monologhi, quando ti emozioni e quando ti trattieni. Sei Donna quando agisci e quando capisci che non è il tuo momento. Sei Donna quando sei giusta, quando corri e quando ti accasci. Sei Donna perché sogni e perché vivi e lo fai con quella passione della quale tu sola sei capace. E con la consapevolezza che nascere Donna corrisponde ad un doppio regalo. Il più grande miracolo sei tu! Rispettati, onorati, celebrati. Celebra la Donna che sei.
    E scusa se, tra una parola e l’altra, è trascorso l’8 marzo e t’ho fatto perdere lo spogliarello. Ma non importa: il vero spettacolo sei tu! Donna.

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  2. Parafrasando Whitman, “il potente spettacolo continua; e puoi contribuirvi con un verso”; e ne sei parte tu, donna, uomo, transessuale; essere vivente ed esistente; tu, fragile e vulnerabile, forte e tenace individuo molteplice, unitario solo nella trasformazione, vero solo nell’errore.
    Grazie, Deborah…
    G. B.

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