C’è chi, ossessionato dalla connessione, perde di vista le relazioni. Le relazioni occhi negli occhi, mani nelle mani.
Come si può stare al telefono mentre qualcuno cerca di raccontarci qualcosa? Alcuni sono connessi dal primo caffè all’ultimo bicchiere d’acqua, dal tramonto all’alba. Tv in camera. Chat sul divano. Pranzare con gli occhi sullo schermo, senza dare occhi a chi amiamo.
Ci sono quelli presi nella rete di una perenne connettività multipla: scaricare musica, scrivere al collega, ordinare un pranzo, chattare con chi si dice un altro; infine, dimenticare le ragioni di tanto zelo, dimenticare di avere dimenticato qualcosa; dimenticare, sì, ma cosa?
Cellulari sempre accesi; non una passeggiata; non la meraviglia di un gioco fatto senza alcuno scopo se non giocare col sorriso di un bambino che sta fiorendo.
Se è vero che mentre si vive si vive; se è vero che si è già connessi a qualcosa di straordinario, vivendo, da non doverne fare necessariamente un filmato; è vero che rischiamo di perdere la parola vinti da una applicazione uguale a molte; e che rischiamo di perdere la verità su di noi, vinti dall’ultima notizia su qualcosa che è d’altri.
G. B.
Mi sento di consigliare per questa ‘guerra d’indipendenza’ del ventunesimo secolo un applicazione per Android (paradossalmente): “forest: stay focused”.
"Mi piace""Mi piace"
Paradossalmente, eppure necessariamente. Usare i mezzi per non esserne usati – diventando mezzi, a nostra volta. Dunque, semine nell’orto al mattino e un uso umano della rete alla sera. Non v’è contraddizione, se non apparente. Qualcuno direbbe, “zappa e computer” – in un senso estensivo delle nostre facoltà meccaniche.
Grazie per il consiglio. Ne faremo motivo di discussione…
G. B.
"Mi piace""Mi piace"
sullos tesso tema, mi permetto:http://www.piaceremagazine.it/index.php/isolanamente/item/248-non-regalatemi-uno-smartphone-preferisco-annoiarmi
"Mi piace"Piace a 1 persona
Una intelligenza comune, a noi ignota sino al momento della persuasiva scoperta che facciamo gli uni degli altri, del fatto di esistere e coesistere, ci connette in modo profondo. Non si tratta di nulla di artificioso; non è in gioco nessuna obbligante reperibilità telefonica. In gioco v’è il fatto di pensare in termini comuni, assimilabili, sintonici: teoria dei neuroni-specchio che si fa pratica comune di ragionamento critico, seppure in spazi e in luoghi distanti e difformi, per quanto prossimi e armonici.
Ribadisco il fatto che non siamo soli; il fatto che qualcosa, una sorta di struttura intangibile e immateriale, ci connette gli uni alle altre, le une agli altri, in un pensiero accomunante e non conformistico.
Accolgo dunque con gratitudine, e col piacere di chi ha udito un soffio gradevole e perfettamente distinguibile, il tuo suggerimento. Sarà principio di comune ragionamento, IsolanaMente. Ne sono certo. Perché me ne hai dato ragione, gentile, di possibilità.
Grazie.
G. B.
"Mi piace"Piace a 1 persona