Evoluzione della specie transitante?

Proviamoci. Raccontiamocelo. Diciamocelo. Su questo blog.

Oggi ho camminato. Oggi ho pedalato. Ho fatto questo, quello, senza la mia auto; senza la mia moto; senza petrolio, metano, gasolio, gpl.

Diciamoci esperienze. Diamo seguito alle nostre orme. Ai piedi. A quel che abbiamo visto. Col vento in faccia. Col sole in fronte. Con le mani in tasca. Tenendo un manubrio. Stringendo uno zaino.

G. B.

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7 thoughts on “Evoluzione della specie transitante?

  1. Proprio oggi, no!
    Costretta a fare la controrivoluzionaria:
    Stamattina ho preso l’auto x 32km e, confesso… mi piace guidare su strada a scorrimento veloce, da sola, canto (o meglio, urlo) sulla mia musica, faccio sosta dove posso sentire il calore del sole e salutare qualcuno e… arrivo puntualmente tardi!!!

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  2. Ebbene, controrivoluzionaria, sono appena tornato a casa. In bici. Però comprendo: strada vuota, finestrino leggermente aperto, musica, canto libero, pensiero mobile, sensazione di libertà associata a voglia di fuga. Non demonizzo il mezzo (l’automobile) bensì il messaggio che tramite tale mezzo si continua a dare: che non si possa fare altrimenti.
    Invece, pensa: nessun finestrino, musica nelle orecchie (a basso volume così da sentire il traffico); soli sulla pista ciclabile deserta per l’ora o per la pioggia. Voglia di andare, canto libero, mezzo mosso dal suo stesso conducente.
    Mica male… Per iniziare a parlarne.

    Grazie, Claudia…

    G. B.

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  3. Ho camminato. Al termine di questa giornata, verso casa, ho camminato. Perché, forse, le coincidenze e l’imprevedibilità, si verificano proprio con lo scopo di farci ritrovare lì, per strada. Perché, forse, ce la deve il cielo questa quiete sotto la quale muovere i passi, ce la deve il vento un po’ di calma che ci risparmi lo sforzo di vincere le sua ali. E ce lo deve la vita, forse, un po’ di tempo. Un po’ di strada, tutta per noi. Ho camminato. E avrei continuato per tutta la notte. Perché la scelta di quanto e come farlo, è nostra. Ho interrotto diverse volte il mio cammino: ho guardato dietro e la strada che avevo percorso mi ha ricordato quanto ho vissuto, come ho vissuto e perché e per chi l’ho fatto. Le mie gambe erano stanche ma ho proseguito: perché chissà, ho pensato, forse ne vale la pena vedere cosa c’e al di là del fiume. Non ho corso e non ho chiesto al mio corpo di attivarsi per questo e non ho guardato l’orologio: arriva, prima o poi, la sera in cui nessuna lancetta urla il tuo nome e l’unica voce che senti è la tua. E la senti, la senti arrivare da dietro, dal Passato, da ciò che é stato. Senti la sua nostalgia, canticchi insieme a lei le canzoni di quei giorni, ripeti le parole più belle che hai pronunciato e quelle che ti son state
    dedicate. E in certi momenti, sembra quasi risentire anche le loro voci: la voce di chi hai amato ma a cui non l’hai detto o non l’hai detto nel modo giusto. Le voci degli amici, di quelli che ci sono stati talmente tanto, così intensamente che nonostante la loro assenza, continuano ad esserci. E senti la voce dei sogni che custodivi e che scrivevi sulla sabbia di quelle bellissime estati. Senti la voce del bambino che sei stato e di cui tante volte dimentichi i tratti. Ed è un’emozione stupenda.
    E lo è ancor di più, quando parla anche la voce del tuo Oggi, senza sovrapporsi alla precedente: ne rispetta i tempi. E ti parla. Ti descrive come un poeta descriverebbe il tramonto ad un cieco: una meraviglia! E che sciocco sei, quando te ne dimentichi o quando non ci pensi. Ti ricorda i sogni e ti ricorda che sei vivo e questo basta per poterli realizzare. Ti racconta delle tue piccole grandi vittorie e ti consola per le sconfitte. E calda, la tua voce, pronuncia i nomi di chi, vicino o lontano, ti pensa e ti adora. Ed è una sensazione meravigliosa! E poi… poi è incredibile come anche dalla strada che ti si apre davanti, viene una voce: la voce di ciò che deve ancora venire. Del coraggio che dovrai sempre avere. Della passione che non dovrà mai svigorire. Della curiosità con cui dovrai iniziare nuove strade. E dell’amore vero e profondo che dovrai sempre provare per te e per la tua vita. Per ciò che è stato, per ciò che sei stato, per quello che ora è, per quello che ora sei diventato.
    E per tutte le passeggiate che il cielo, il vento e la vita ti concederanno.
    Ho camminato. E ho capito che una cosa non dovrà mai mancare nella mia borsa: un paio di scarpe nuove. Di un numero sempre più grande:segno di una vita che procede. Di un’esistenza che si realizza. Di me, che mai mi stancherò di camminare.

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