Senza più plastica?

Sono 1293 i Comuni italiani impegnati nella raccolta differenziata spinta (vale a dire superiore al 65 %). Sono otto milioni i cittadini italiani direttamente coinvolti nell’esperienza di ridurre al minimo (con l’obiettivo di azzerarli) sprechi e sperperi. In discarica, o negli inceneritori, non dovrebbe finire nulla.

Molti dei nostri “rifiuti” sono fatti di plastica. La plastica è una vasta famiglia di materiali: duttili, pratici, comodi; per l’appunto, plastici. La produzione, il consumo e lo smaltimento delle plastiche sono complessi. In linea teorica dovremmo arrivare al superamento definitivo dell’uso delle plastiche in tempi brevi, così da eliminare dalle nostre esistenze questo affascinante, eppure rischiosissimo, complesso di materiali.

Le alternative ci sono già. In questione, tuttavia, non è solo l’uso di un materiale, ma il concepimento di una attitudine. Si introducano pure le plastiche vegetali, quelle che un giorno useremo con leggerezza di spirito; il punto è che forse dovremmo deciderci a superare del tutto l’estetica dell’usa e getta, dell’accumulo di oggetti inutili, del feticismo consumistico in forza del quale ci sentiamo appagati.

Potremmo tentare di porre in essere un’est-etica della frugalità e del contenimento dei consumi. Per quanto “farsi la plastica” sia assai più seducente, disfarsene sarebbe di gran lunga più appagante.

G. B.

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