È notte: ora parlano più forte tutte le fontane zampillanti. E anche la mia anima è una fontana zampillante.
È notte: solo ora si svegliano tutti i canti degli amanti. E anche la mia anima è il canto di un amante. Nietzsche
Si approssima la notte. La notte è bella. Sembra rispondere, in realtà ascolta soltanto. Dire “soltanto” non è dir poco: è poter dire. La notte ti ascolta. Non importa se sei ricco o perduto, arrivata o fuggente, felice o straziato, compiuta o da farsi; risponde a te, come sei. La notte ti ascolta. Anche i tuoi desideri, ai quali talvolta dà spazio nutrendosene; e dando loro felice ristoro. La notte non giudica chi desidera.
Di notte il cielo è stabile. Non sopporta grandi mutamenti di opinione. Non perde colore, non arrossisce, non si fa blu né grigio. Al più è coperto, ma di notte la differenza non è enorme e tutto appare come non è, ma come in fondo è davvero.
La notte è scura anche quando lampeggia. Di notte si ama scrivere, camminare stanchi senza una ragione, parlare fitto di tutto quello che non s’è detto mai, cercare un punto di appoggio o un appoggio per puntualizzare.
Chi trova una panchina, di notte, ci sta su con un raro amico. Con uno, a dire ogni possibile menzogna sapendo che farà uscire fuori qualche robusta verità. Tanto più che la verità nasce sempre da una distratta ignoranza di sé. Di giorno ci avvediamo di volere una notte. Di notte ci accorgiamo che certi giorni sono notti lunghe così.
Viviamo una lunga notte dello spirito, da anni. Viviamo una specie di penosa stagione all’inferno: non vediamo molti sorrisi, in giro; non di quelli che nascono nel profondo dell’essere. Il vero sorriso non mente, non cela, non finge. Non è la maschera di un venditore di automobili o di un potente senza alcun vero potere.
Non so quando sorrideremo ancora, di gusto e di cuore. Non so neppure quando usciremo da questa notte, che non è notturna e che, anzi, proprio di notte sembra meno cupa. So per certo che è giunto il tempo di cambiare rotta. Senza una stella polare. Cambiare rotta. Vivere la crisi: la scelta.
Un mondo così non giova al mondo.
Nell’ultimo anno abbiamo letto di decapitazioni, torture su corpi inermi, stragi di fango e stragi di bombe, piogge che sembrano apocalissi, bombardamenti che sono apocalissi, uccisioni di figli, di mogli e di suore. Uccisioni di ragazzi che sembrano bimbi. Abbiamo letto di minacce fatte a preti che combattono la mafia fatte da mafiosi che si credono papi. Abbiamo letto che per la prima volta nella nostra storia, il giorno 19 agosto dell’anno 2014, abbiamo superato coi nostri consumi la capacità del nostro Pianeta di rigenerare sé stesso e le sue doti naturali.
Abbiamo letto e non voglio scrivere nulla più, ora, su questo dolore così vasto da non stare in un mondo tanto piccolo.
Stanotte la notte sarà ferma? Serena? Udiremo voci sommesse o spavalde? Qualcuno dormirà su divani lontani e terrà accese tv che ci sembreranno in casa? Cani camufferanno il loro dolore con l’ostilità sparsa a voce larga?
Sarà notte. Volete un altro mondo? Migliore per voi e per chiunque?
Il mondo è come è, come lo facciamo, come accade. Anche perché di giorno tradiamo i nostri sogni. Di giorno: quando le coscienze deste non sembrano vigili. La luna tornerà con noi presto e piena. A riempire la notte e il giorno che verrà.
G. B.
La notte. Io amo la notte…
Pensare che da piccola ne avevo il terrore… per difendermi dal buio che mi creava attorno, tiravo su le coperte fino a coprirmi completamente. Buio su buio.
Ora, invece, capita di aspettarla. Come si aspetta un amante, del quale è certo l’arrivo ma non l’ora in cui questo avverrà. Di notte tutto perde la forma che noi decidiamo e attribuiamo durante il giorno: durante la notte, tutto è vero. Anche noi.
La notte rende ancor più vigliacche le falsità e le violenze ma rende possibili desideri, vizi e peccati. La notte li giustifica, li permette, li avvolge nascondendoli agli occhi che il giorno riaccende. La notte conosce, la notte comprende, la notte spoglia e getta per terra tutto ciò che è pudore, finto pudore. La notte non giudica, non mente e non esorcizza. Lascia spazio e tempo, la notte, alla parte più vera e libera di noi stessi. La notte ubriaca, la notte consiglia parole che al giorno non vengono neanche in mente. La notte rende significati nuovi a ciò che si è letto poche ore prima, quando il sole illuminava quelle stesse parole. La notte inebria, la notte affascina e rende tutto affascinante, anche le debolezze a la caducità. La notte non assolve: lascia all’alba questo compito noioso. La notte educa i sensi, li rafforza: spetta al tatto, all’udito, all’olfatto e al gusto portare avanti il gioco. La notte tira fuori dall’inconscio tutto, proprio tutto: anche i pensieri e i desideri di cui credevamo di esserci liberati. La notte insegna che ci si libera solo una volta che si son ascoltati e capiti. La notte ha una memoria di ferro: non dimentica forme, calore e profumi, e li ripresenta. La notte è donna: perché rende tutto evidente, servendosi di un’estrema, attraente discrezione. La notte non urla perché non le interessa spaventare né obbligare all’attenzione: sussurra, sospira, sceglie il silenzio come suggeritore di parole. Come poeta di sogni.
La notte. Pensare che da piccola ne avevo il terrore.
Ora, invece, combatto il sonno per non perdermela.
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La notte illumina…
Grazie.
G. B.
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La notte ai miei occhi è luminosa più del giorno… Le miriadi di stelle e l’apparente vuoto cosmico sono il volto del mistero più grande che inconsciamente ci portiamo dentro… L’universo è lì, ogni notte… È infinita filosofia, infinita emozione, è scienza dell’impossibile, è luogo inesplorato, toglie il fiato, sfugge, è un pensiero incontrollabile, di una potenza assurda.. È forse per questo che nessuno ci fa caso, per la sua pericolosità…bisognerebbe alzare lo sguardo spesso, sempre…servirebbe a dare un senso alla propria esistenza, o magari a toglierlo, di certo cambierebbe radicalmente la prospettiva sul mondo…per me la notte è anche, e forse soprattutto, questo.
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Sere fa ho alzato gli occhi al cielo. E mi sono riempito di stupore. Lo stesso sentimento di sconfinata quiete e serena dolcezza di sempre; ma non il solito sentimento. Ogni volta il cielo notturno muta la mia prospettiva sul cielo. Modificando il mio stesso modo di intendere il suo linguaggio. M’è capitato di camminare di notte. Col favore della luna, su sentieri montani bianchi come latte di capra. Ho solcato le costellazioni non so quante volte, nella vita. Ho trovato conforto negli astri come in pochi altri luoghi del mondo; come in nessun luogo, in effetti. Riconosco le tue parole, le sento mie, risuonano, in me, come alfabeto comune, linguaggio solidale, fraternità di pensieri…
Concordo con te. Grazie.
G. B.
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