Zappa & Computer

Si rende necessario un ritorno immediato a tutte quelle occupazioni abbandonate con eccessivo entusiasmo al tempo dell’ottimismo consumistico. Il consumismo ha devastato l’Occidente, le coscienze, il Mondo. Solo in parte, perché ancora molto è integro, salvo, bello. E difendibile.

Via dai campi, via dalle botteghe, via dalle strade; per entrare in fabbriche di morte e uffici da pubblica corruzione?

Che ne sarà, in tal modo, del paesaggio, delle culture, della bellezza, del cibo: non roba da Expo del consumo di suolo, ma attività di promozione della vita?

Facciamo un mondo di economisti, giocatori di borsa, ingegneri edili, avvocati, notai, contabili?

Servono invece poeti, contadini filosofi, insegnanti di strada, medici non al soldo delle multinazionali, aggiustatori di caldaie, riparatori di pannelli solari. Servono attività tradizionali da integrare con attività di ricerca avanzata nei campi delle tecnologie e delle scienze.

Senza però perdere il senso delle cose, ovvero senza mai smarrire una filosofia capace di guidare le nostre scelte.

Occorre trovare la misura. Misurandosi con le occorrenze…

P. S. Torno nell’orto…

G. B.

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#Dillocoifiori

Lento, veloce, annunciato e imprevedibile. Così sarà. Si chiama: #dillocoifiori: il primo “flash mob slow” del Salento tutto, anche se avviene nel lembo più meridionale, ed orientale, del Tacco d’Italia.

Dal cuore di un paese piccolo (piazza Castello) fino alla sua Torre sul Mare: Torre Nasparo.

Il giorno 21 marzo dell’anno 2015, a Tiggiano, Salento, Italia, Puglia, Provincia di Lecce, Pianeta Terra: dillo coi fiori.

Nella terra di Mare Sole Vento come vuole la retorica.  Nella terra di giovani che vanno – e spesso non tornano. Nella terra di giovani che ci stanno – e quasi mai vanno. Nella terra di giovani che vanno e tornano – e qui fanno innovazione; e si danno da fare.

Per la soluzione dei problemi del Sud ci sono molti che parlano. Invece qui lo si dice con i fiori. Si fa appello agli artisti (gli apolidi per eccellenza) affinché mettano radici qui, adottando un paesino dopo l’altro, per fare cultura dove c’è desiderio di tutto.

Desiderio di stelle assenti. Non vogliono star ma vere stelle pronte ad essere radicali.

Non radicali a parole: non con urla da palcoscenico e arringhe da concerto pagato caro. Radicali veri, di quelli che mettono radici. Seppure delicate come fili d’erba. Seppure delicate come radici di fiori.

Mettine 100 e 200, di individui: tutti a pedalare e a portarsi dietro un fiore.

Che peso ha, un fiore? Metti fiori ovunque puoi. Fai fiorire una Torre antica, che se ne sta là a guardare la sua storia dritto negli occhi di pietra che ha. Dove c’è strada, oggi, c’erano solo pietre.

Passavano, quanti passavano, qui. Pellegrini, pastori, aggressori saraceni.

Oh, quando c’è tramontana e vedi i monti d’Albania ti sale dentro un mare nostalgico. Chiudi gli occhi, li chiudi, e vedi tutto come è stato quando tu non c’eri. E naufraghi, sì, in questo mare. E ti scuote l’anima, il vento, come se l’anima tua fosse quercia sui monti.

Con calma, il 21 marzo dell’anno 2015, partendo alle 15.00 per arrivare alle 16.00; e per piantar fiori, suonare, danzare e fare l’arte che si sa. Senza fretta.

Flash mob. Come nelle città che contano ma in un paese che non sa ancora di poter contare. Su di sé. Su chi l’abita. Su chi è stanco di non fare nulla e su chi è stanco del poco che si fa: per la cultura, per la terra, per le bici, per i fiori, per l’arte. Per i giovani. Per i vecchi.

Per mettere insieme le cose che hanno senso insieme. Per liberarsi di quello che fa male: accidia, invidia, pettegolezzo, silenzio degli innocenti, parole dei prepotenti e luoghi comuni affini.

Come dichiara Francesco Melcarne, uno dei promotori: luogo, improvvisazione, naturalezza, socialità, integrazione generazionale. Non un raduno come folla. Tranquillità. Scambio in tutti i sensi.

Semplice, rapido, lento, flash, slow: mobilitazione iniziale. Con un fiore, che darà frutto. Quanto di più gentile ci possa essere – prima che tutto diventi come ci piacerebbe che fosse. Se non tutto, almeno quello che dipende da noi.

G. B.

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