Dal sito change.org: io ho firmato, tu che ne dici?

Cito testualmente, e sottoscrivo pubblicamente:
Curare gli animali da compagnia è diventato un costo insostenibile per le famiglie italiane, già duramente provate dalla crisi e da un carico fiscale estremamente oneroso. L’attuale normativa prevede infatti che i veterinari non possano prescrivere ai loro pazienti animali farmaci per uso umano nel caso in cui siano disponibili medicinali veterinari – più costosi – con le stesse indicazioni terapeutiche.

Secondo quanto calcolato dalla Protezione Animali,il passaggio dai medicinali umani ai farmaci veterinari comporta in alcuni casi un aggravio ben superiore al 100%. Il costo della ranitidina (gastroprotettore per ulcera), ad esempio, è aumentato da 8,59 a 16 euro; quello delle cefalosporine (un potente battericida) da 3,9 euro a 27,5, mentre il Benazepril – un farmaco indicato per l’insufficienza cardiaca – è passato da 7,76 euro a 18,9. Si tratta naturalmente di costi relativi alla singola confezione e non all’intera durata della terapia che può anche prolungarsi nel tempo e che in alcuni casi può essere prescritta per l’intera vita del paziente.

Condividiamo la necessità di garantire maggiore sicurezza ai pazienti animali, ma non comprendiamo il motivo per cui nel nostro Paese i farmaci veterinari abbiano costi così esorbitanti, che riteniamo ingiustificati.

Per questo chiediamo al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che venga resa obbligatoria la prescrizione medica del principio attivo, piuttosto che la marca del medicinale, anche per i medicinali destinati all’uso animale.

Prendersi cura di un animale non può essere un costoso privilegio: azzeriamo l’enorme differenza tra i prezzi dei prodotti veterinari ed il resto dei prodotti farmaceutici in commercio“.

Ulteriori informazioni sul sito: http://www.change.org

G. B.

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I bisogni e i servizi

Abbiamo tutti bisogno di denaro. Di quel che serve. Per vivere con dignità. Non fosse che la dignità, per chi gira in auto di lusso, non è la stessa di chi mette insieme a fatica pane e vino.

Resta dunque un dilemma. Che Società è la nostra, se è vero che più facciamo per guadagnare, più dobbiamo guadagnare per fare?

Come se il costo del denaro accumulato fosse interno all’accumulo del denaro medesimo?

Questo è il tormento dell’Occidente. Aver bisogno di ricchezze per poter mantenere vive le ricchezze: consumi per la produzione, produzione per i consumi; e in mezzo, o ai margini, deserti di povertà, devastazioni ambientali, esaurimento delle risorse primarie.

Dunque, tanti soldi per comprare acque in bottiglie; ma nessuna fontana pubblica in larghe parti del mondo. Hotel di lusso recintati; e attorno guerre tra disperati. Servizi comprati a caro prezzo; sostitutivi di quel che non sappiamo più fare da soli.

Qual è il prezzo dei nostri bisogni e dei nostri servizi?

G. B.