Totem o tabù? #Dillocoifiori: il 21 marzo

Qual è il nostro tabù (sociale) odierno? Abbiamo liberato pulsioni, bisogni, desideri (almeno in apparenza). Nulla ci è precluso (almeno in apparenza). Nulla ci è vietato (almeno in apparenza).

Nessun tabù?

Sì. Il dialogo è il nostro tabù odierno: “vietato” è parlare, scambiare proposte, lasciarsi contaminare dalle idee altrui. Soliloqui, turpiloqui, “masturbiloqui”: tanti, ad ogni ora del giorno e della notte. Non dialoghi, però.

Nessuno che ti chieda un parere. Tutti a chiederti (anche noi di 0krisis?) un “I like”.

Società del consenso, del sondaggio, della proposta massiva? Questo siamo? Dov’è l’agorà democratica?

Noi vogliamo altro. Vogliamo dire altro. Vogliamo ascoltare altro.

Noi vogliamo curare il nostro giardino. Identificarci con un fiore, un animale, un albero. Lasciare che il nostro totem (animale, fiore, albero) dica di noi e per noi: parli attraverso il suo essere e non il suo mero apparire.

Parli attraverso la sua solida, fragile, lenta e rapida esistenza.

Cura delle cose: non sia più un tabù proporre nuova cura per le cose!

G. B.

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La strage di Tunisi

Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire.  George Orwell

Invito al silenzio. Fosse anche di un secondo. Il silenzio che deve dare forza alla nostra parola. Libera. Come noi dobbiamo essere: liberi.

Perché l’uomo è mortale, ma sa parlare. Perché l’uomo è fragile, ma parla. La libertà è la parola che chiama se stessa e chiama anche loro, servi dell’odio.

Giovanni Bongo