Le cose che ho. Dimenticate. Tante. Vecchie. Per ricordo. Per raccordo. Per racconto. Le cose che ho. Che dimentico. Che potrei usare. Che potrei dare. Che potrei vendere o donare. Le cose che ho. Da riempirci una stanza, un appartamento, una casa, una valigia. Mi servono? Quanto servono? A chi servono? Che uso ne farò? Che uso ne ho fatto? Che uso potrei farne? Apro un cassetto. È pieno. Lo chiudo. Da dove cominciare? Non so che farmene. Non so che fare. Le cose mi impediscono di fare. Ho troppe cose. Ne compro ancora. Ogni giorno mi viene voglia di una nuova cosa. Cose. Quante cose. Res. Cosa. Res. Cogita. Cosa? Che cosa voglio?
Sono le cose, le cose che voglio?
G. B.
Senza scomodare la disposofobia perché sconfineremmo in una sorta di patologia, ricordo un fioretto della grande donnina madre Teresa di Calcutta che a un ricco industriale che le propose una donazione rispose: “Quello che non mi serve mi pesa”.
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Diventa così cruciale chiedersi, e comprendere: cosa mi serve davvero?
Una questione ulteriore; da approfondire ulteriormente…
Grazie.
G. B.
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