Natale, Pasqua: solo dettagli specifici nella catena di montaggio del commercio.
Acquisti, niente (o poco) di più che questo. Acquisti. Regali. Pacchi. Carte infiorate (presto accartocciate) e fiocchi plastificati. Mera soddisfazione di un istante. Consumismo applicato al Ciclo dello Spirito dei Tempi.
Mangiate colossali, colossali sprechi, colossali mattanze: di galline, tacchini, maiali, agnelli. Agnus Dei è invocazione del pranzo delle 13.30.
La fede? Una fedeltà meccanica alla circolarità inesausta del consumo.
Chi non crede? Si adegua alla festa baldanzosa.
Né sandali né bisaccia: chi? Solo i diseredati della Terra. Solo i miseri, a loro volta abbacinati dallo spettacolo della nostra opulenta e insensata Società dei Consumi.
Cominciamo a sottrarre obbedienza a un tale meccanismo di ipocrisia e perversione? Cominciamo a disobbedire?
Giovanni Bongo
‘Solo dettagli specifici nella catena di montaggio del commercio.’
Una catena, si. Di cui siamo sia le parti e sia le vittime. Perché forse, i dettagli richiedono meno sforzo rispetto alla sostanza e alla complessità degli avvenimenti.
O degli Eventi.
Perché certamente risulta più semplice riempire lo stomaco che sfamare lo spirito.
E perché si è confuso il concetto di silenzio e riflessione con quello di apatia, il significato di convivialità con quello di spreco e apparente appagamento.
E l’essenzialità del ‘perché’ celebrare con la frivolezza del ‘come’.
E dico ‘celebrare’ non per riferirmi ad altari lussuosi, abitudini trasmesse, oro, incenso e mirra e croci dorate. Dico ‘perché’ , riferendomi al senso che ogni momento possiede. Per chi è disposto a cercarlo. E non tra gli scaffali dei supermercati.
E non parlo solo di senso religioso: il senso dell’ attesa e la virtù del saper aspettare, la bellezza della vita e la forte voglia di non perderla, la libertà di essere quel che si è, sbagliando ed imparando dai propri errori… ogni momento può essere motivo di riflessione o comunque non essere causa di sprechi e uccisione di agnelli.
Occorrono mente lucida e spirito libero per giungere a comprendere il significato di giorni e segni. Fosse anche questo lontano da ciò che viene pronunciato dagli altari e proposto dalla pubblicità. Ogni periodo, ogni giornata, ogni istante, sono nostri. Spetta a noi viverli, celebrarli e rendere loro un significato, quell’importanza, quella peculiarità che permette di ricordarli e con essi, ricordare chi siamo, cosa pensiamo, in cosa realmente crediamo e di quali idee siamo portatori.
Un personale consiglio: frustatevi e frustratevi di meno. La vita non è privazione né sacrificio né astinenza. La vita ( e per chi la vive, anche la fede) é ambizione, tensione verso l’alto in piena libertà e con una significativa leggerezza:segni di un modo di vivere scelto e realizzato da ciascuno.
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Sì, la vera questione è: chi siamo?
Cosa facciamo di noi?
Non nel sacrificio, al contrario nella espressione più autentica (autorale) di sé?
Essere autori di se stessi: ecco la resurrezione!
Grazie.
G. B.
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