(…) Voi che uscite all’amore che cedete all’aprile (..,)
Fabrizio De André
Vivere: senza esitare. Vivere, “senza malinconia”; oppure con quella. Vivere. Germogliare. Camminare. Chiedere. Rispondere. Dare. Ricevere. Abbracciare; quante più volte è possibile. Abbracciare chi amiamo. Abbracciare un albero. Abbracciare un figlio.
Vivere senza pudore. Spudorati.
Vivere senza pregiudizio. Spregiudicati.
Vivere senza permessi. Vivere liberi. Vivere.
Apriamo le porte alla primavera, che mai bussa. Apriamo le porte e usciamo da noi stessi.
Cos’altro gli dobbiamo? A chi? Cosa dobbiamo ai maestri, ai profeti, ai capi del popolo? Nulla. Ci hanno già preso tutto…
Dobbiamo a noi stessi, ora: un lavoro decente, ossia un mestiere: rapporti umani dignitosi, ossia affetti; un paesaggio intatto. Dobbiamo a noi stessi libri, musica, possibilità. Soprattutto, dobbiamo a noi stessi scelte, anche se dure e severe. Dobbiamo a noi stessi del buon cibo. Dobbiamo a noi stessi acqua pulita, aria limpida, onestà con gli altri.
Dobbiamo a noi stessi la capacità di fare, sbagliando e imparando.
Vivere. Come fiori ad aprile. Come gemme ad aprile. Come tutto e tutti vogliono: con gioia, quanta è possibile; serenità, quanta è possibile.
Cominciamo, noi per primi, ad essere quel che chiediamo invano. Cominciamo noi, per primi, ad essere quel che vogliamo diventare; diventando quel che vogliamo essere.
G. B.