Molte auto in strada, stamattina. Più del solito. Facile arrivare prima, pur con un passo disteso, sulla propria bici. Nessun ingorgo, per chi pedala. Nessun ingordo, a pedali.
Il parcheggio dell’ipermercato era pieno come il parcheggio di uno stadio, di una concessionaria d’auto, di un cinema con molte sale dentro e pochi spettatori in sala.
Una distesa di auto.
Le casse, prese d’assedio come prima di un assedio, di un tornado, di una festa, erano le tipiche casse di un assedio, di un tornado, di una festa.
Festa del consumo; quale che ne sia il pretesto. Quale Pasqua? Purché si mangi, si scarti, si accartocci, si butti, ogni pretesto è buono.
Come un alieno, sfilando nel silenzio del mio silenzioso incedere, ho dato uno sguardo alle cose, dopo aver preso le tre cose che mi servivano e che non sono in grado di produrre da solo.
Produrre? Fare o lasciar fare ad altri? Oppure scambiare?
L’unica libertà odierna sembra essere la libertà di spesa. Come a dire: rendigli tutto il danaro e ancor prima rendigli obbedienza. Il peggio sarebbe rendergli l’anima, vero?
G. B.