Infatti bisogna ridurre il più possibile. Frédéric Gros
Fa male ammetterlo; che meritiamo altro, di più, quello che non ci concediamo perché non ci viene concesso.
Fa male ammetterlo, specie se abituati ad essere qualcosa (quante cose?) per qualcuno (per quanti altri?) fino a dimenticare di essere qualcuno per NOI; e con quali esiti inesatti.
C’è una particolare forma di egoismo, in chi ci ama: pretende di conoscerci meglio di noi. E nella fedeltà che ci chiede dimentica la fedeltà che dovremmo dare in primo luogo a noi stessi, ovvero alla nostra vera natura.
Camminando, fatalmente, tutto ci appare chiaro. Che non siamo solo splendidi compagni di vita, solidali compagne di vita. Che non siamo solo amorevoli padri, amorevoli madri. Che non possiamo essere solo quello che hanno bisogno di trovare in noi.
Chi si mette in marcia, sovente, lo fa spinto da un’urgenza remota, che neppure riesce a spiegare. Parte e basta, cammina, come inseguito, come ossessionato, come sospinto da una energia molesta e dolorosa: è il rimpianto che parla.
Alla sera, contemplando i piedi affaticati, piagati, feriti, ci si avvede di quanto peso si è sopportato durante la marcia; di quanti pesi si sono sopportati per una vita; di quanti inconsistenti e gravosi pesi ci si è caricati per anni. Inutilmente.
La prima cosa da fare è la seguente: abbandonare il fardello della inutile e oppressiva colpa che ci affligge. Siamo chi siamo e non ci resta che farcene motivo di serenità.
Siamo chi siamo; possiamo solo migliorare chi siamo, perfino le parti peggiori, in vista di chi vogliamo diventare, secondo noi.
G. B.
Quanti ricordi riemergono da un passato che così tanto passato non è, se basta un piccolo scherzo da parte della memoria per riascoltare la voce, risentire il profumo, rivedere i tratti di chi un giorno si è guardato negli occhi, vedendo in quegli occhi i propri giorni futuri.
Quanti ricordi che ora si intrecciano attorno ad un nome, per esser certi che questo non sia stato dimenticato. Ricordi di farfalle nello stomaco, divenute crampi. Di battiti accelerati, divenuti espressione somatica di un’agitazione interiore. Di poesie scritte e conservate nello scatolone giù, in cantina, divenute col tempo un insieme di parole dissociate tra loro. Almeno, per chi non sa. Per chi non sa quanto l’amore può essere pericoloso, spietato, malato, falso, codardo, pazzo, cieco e sordo, infantile, stanco, deluso, arreso, unidirezionale, infondato ed insensato. Per chi, invece, ha conosciuto anche solo uno di questi possibili tratti dell’ amore, è concesso comprendere queste parole arrabbiate e spaventate.
Si parte da se stessi per raggiungere qualcuno. Si deve amar se stessi e conoscersi ed apprezzarsi per esser capaci di dedicare le proprie energie ad un altro, ad un’altra. Occorre imparare l’arte della dolcezza, del perdono e dell’ incoraggiamento, praticandole su se stessi per riuscire a deliziare altri con queste virtù.
L’amore é amore quando non si veste di sensi di colpa né di sensi di inadeguatezza: quando é nudo. L’amore é amore quando non investe le proprio energie pianificando, nascondendo, persuadendo: quando è immediato. Nei tempi e nella chiarezza. L’amore é amore quando si fa sentire e riconoscere anche senza firme su registri e senza anelli al dito: quando é reale. Quando si realizza nella carne e nel respiro e nei pensieri e negli istanti di chi lo vive. L’amore è amore quando non deve imparare la strada del ritorno dai meandri della memoria: la sua coniugazione è sempre al tempo presente. L’amore é amore quando dà ad ogni passeggiata il ritmo sereno e spensierato: non quando costringe alla corsa, alla fuga o all’ inseguimento. L’amore. Benedizione o maledizione? Dipende solo da noi.
Da quanta strada siamo disposti a percorrere. Senza la paura che piova, senza il timore di perderci, senza lo scrupolo d’esserci allontanati, senza la vergogna di non accontentarci. Senza tutto ciò che limita il nostro crescere, il nostro cercare, il nostro amare.
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A piedi nudi, Deborah, a piedi nudi: così s’ama davvero; e in principio si cammina.
Ecco, bisognerebbe amare come al principio, come in principio, come per principio. A piedi nudi, in totale franchezza e libertà.
Se Eros è quel monello vestito di stracci di cui parlava Socrate, allora non va cercata giustizia, in Eros; ma semmai verità.
A piedi nudi, anche la verità è più vera…
Grazie.
G. B.
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