Fare le cose perché tanto così fanno tutti. Fare le cose perché tanto le cose così si fanno. Procedendo con moto uniforme e inerziale in questa vita difforme e ad alta entropia. Fisica della esistenza. Meccanica dell’esistere.
Invece, con ostinazione contraria (cara al poeta), facciamo in modo diverso. Tutti comprano la bibita ambrata con le bollicine e tanto dolce al palato ma senza zuccheri aggiunti? Noi no, spremiamo due arance. Tutti vanno all’inaugurazione del nuovo portatile sottile quanto una pizza cotta a legna? Noi no, il giardinetto vicino casa è meno affollato e dunque andiamo là.
Jung parlerebbe di principio di individuazione: dunque chi siamo? Siamo come massa inerziale? O siamo noi stessi?
Oggi farò colazione a casa. Poi uscirò a piedi. Lascerò stare l’automobile. Sorriderò al giornalaio. Saluterò la signora, quella all’angolo, che fa la spesa sempre alla stessa ora. Oggi comprerò una piantina di timo e la metterò giù nell’aiuola del condominio. Poi andrò a fare visita a quel mio amico stanco e solo, mi farò dire come sta. Oggi.
Oggi facciamo così? Ricapitoliamo: la signora della spesa, la piantina, l’amico…
Oppure confondiamo le cose: regaliamo il timo all’amico, facciamoci raccontare due cose dalla signora della spesa, andiamo a piedi dal giornalaio per chiedergli una piantina di timo… No, non proprio così.
La confusione dipende dalle abitudini. Le abitudini rovinano perfino certi vizi innocenti. Di sicuro mandano in malora la genuinità dei nostri giorni. Basta, dunque, con l’inerzia di un movimento non deciso da noi.
Ecco, cominciamo col dire: oggi decido. Il bivio è aperto!
G. B.
Il conformarsi alla massa e rispettarne le abitudini, protegge: una critica pone meno riflessioni se a riceverla è l’intera società. Come accadeva a scuola, quando una nota di classe preoccupava meno di una nota individuale.
Viene meno anche lo sforzo di nascondersi dietro al dito: ci si nasconde l’un l’altro. Si giustificano le proprie assenze e mancanze con le firme degli altri. Si motivano i propri atti e le proprie omertà con parole pronunciate altrove. Si argomentano scelte e posizioni, sbirciando sul foglio di chi siede accanto.
Ma noi, chi siamo? Cosa vogliamo? Cosa ci aspettiamo? Dov’è quella bambina e quel bambino che faceva sempre di testa sua, anche e soprattutto quando v’erano guai in vista? Dov’è quella ragazza e quel ragazzo che non si vergognava di esprimere le sue idee, fosse tra i banchi di scuola, al parco, per le scale dell’università, sul divano di casa, in piazza… comunque, ovunque, lo faceva. Dove sei, donna o uomo, quando il nuovo sole ti sveglia e non lo guardi nemmeno: sai già com’è. Dove sei, donna o uomo, quando è il momento di uscire da casa e scegli in base alle preferenze di altri cosa indossare e come acconciare i capelli: è più sicuro. Dove sei donna o uomo, quando giunge il momento di difendere qualcuno o qualcosa in cui credi e, accorgendoti d’essere l’unica o l’unico, ti tiri indietro: chi te la fa fare? Dove sei donna o uomo, quando la sera ti guardi allo specchio e riconosci i tratti di tutte le persone che hai incontrato, che conosci, di cui ti fidi talmente tanto da lasciar loro la possibilità di impadronirsi del tuo volto, della tua vita e farne una copia della loro.
Una copia. Poi un’altra. Ed un’ altra ancora. Mi chiedo come facciano i bambini a guardarci senza annoiarsi. Senza scappare. Prima di diventar anche loro vittime dell’abitudine, di questo ‘così fan tutti’ senza neanche sapere chi siano questi ‘tutti’.
Scappate, bambini!
Prima che qualcuno cerchi di convincervi che diligente è colui che segue il gregge e non la pecorella che s’allontana rischiando di precipitare giù dal burrone.
Prima che qualcuno cerchi di mettervi in guardia nei confronti del pulcino nero, diverso e sfigato.
Prima che qualcuno cerchi di chiudervi in una scuola silenziosa, maniaca di ordine e curricoli, diffidente nei confronti del nuovo. Anche di quello che lei stessa può offrire.
E scappate, prima che qualcuno cerchi di inculcarvi teorie, idee, fede, sogni come fossero vostri. Facendo del vostri ritratti, unici ed irripetibili, un solo prodotto. Come quelli che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Un prodotto contenente conservanti perché, ovvio, deve durare nel tempo. Un prodotto squisito perché, certo, deve procurare piacere. Un prodotto testato perché, sottinteso, deve esser sicuro. Per gli altri.
Pensa a te, piccola e piccolo. A chi sei, a cosa pensi e a quali sono i tuoi desideri.
Ascolta e accetta i consigli ma non obbedire sempre, a qualsiasi ordine.
Presta la tua attenzione e fai il tuo ma senza copiarlo dal compagno di banco.
Cammina, corri, scendi a giocare con gli altri! Ma percorri strade nuove, sentieri silenziosi e sii coraggiosa, sii coraggioso.
Perché tale è colei e colui che a tutti i volti, preferisce il proprio! Con tutte le teste a disposizione, si fida solo della sua! E davanti alle selezionate modalità di vivere, ne inventa una ogni giorno: purché sia sua.
Ognuno sia rivoluzionario della sua stessa esistenza.
Conferendole la novità e l’unicità che la rendono la storia più bella.
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Errare con la propria testa, e con i propri piedi (per l’appunto, errando), significa essere autori di se stessi: autentici…
Grazie, Deborah.
V’è della collera, nella tua dolce presa di posizione; v’è della dolcezza, nella tua rabbia. Non di solo pane, né di sole congetture, si vive…
G. B.
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