L’Illusoria stabilità del mondo

Conta quando ci sei; conta quanto ci sei.

Improvvisa ti appare la memoria e il suon di lei; rapida è la consapevolezza di non potere più. Eppure, quando avresti potuto dire non lo hai detto. Eppure, quanto avresti potuto apprezzare che eri là e che c’era, c’erano. Con te.

Resta del tempo sulle cose del mondo. In forma di sabbia. Come granelli mossi e in apparenza sempre uguali, fermi, sostanziali.

Apprezzare ogni istante non è un cavillo da meditazione orientale. Semplicemente, siamo noi stessi solo negli istanti. Negli attimi che ci danno l’illusoria percezione della continuità.

A distanza di tempo (ché il tempo è una unità di misura) tutto appare qual è: fragile. Meraviglioso e fragile.

La pizza impastata di notte per l’indomani è un atto di cortesia verso il domani. Verso l’irripetibile gioia di farsi sfiorare dagli occhi meravigliati di un figlio: uno sguardo che non conosce sfide o paragoni di bellezza.

Ah, se la meraviglia filosofica fosse qualcosa da non portarsi a casa con un buon (futile) voto da vantare con amici e zie.

Ah, se comprendessimo dai poeti che davvero ogni istante va carpito.

La stabilità del mondo è una illusione. Non crucciartene, tu che leggi. Non è così male. Si tratta di vita. Vita che va perché, forse, non potrebbe andare altrimenti.

Foto: G. B.

Foto: G. B.

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