Il necessario, una volta conquistato, non manca mai, perché è ovunque e appartiene a tutti, non essendo di nessuno.
Frédéric Gros
Caldo, vento secco, cellulare spento, lettore mp3 inutilizzabile, borracce vuote. Vento secco e caldo in faccia. Muscoli duri. Falchi che volteggiano. Lontani trattori su creste gialle come grano secco e tagliato da poco. Caldo, vento secco.
Urlo. Posso urlare. Posso urlare e cantare e piangere. Non mi sente nessuno. Mi chiedo se qualcuno mi abbia mai davvero ascoltato. Sentire non è ascoltare. Ascoltare non è sentire.
Cammino. Se cadessi a terra, ora, nessuno lo saprebbe. Caldo secco. Potrei rimanere qui per sempre. Potrei cadere qui, una sola volta. Chi se ne accorgerebbe? Qualcuno, dopo. Nessuno, prima. Sempre dopo. Mai prima. Ecco una umanissima tragedia.
Caldo. Vento secco. Una radura. Un poggio. Uno strappo ancora. Vedo alberi. Scorgo ombra. Sì. C’è acqua. Una fonte.
Acqua da bere, un piccolo filo di preziosa acqua fresca e chiara e dolce e pulita. Petrarca, anche lui, ne sarebbe lieto.
Chiara e fresca e dolce: acqua. C’è un sacchetto. V’è del pane, dentro. L’ha lasciato la mano generosa di un pellegrino, prima – non dopo, stavolta.
Perché è bello prima, non dopo: questa è l’umana grandezza.
Giovanni Bongo