Democrazia terrestre

Uno spettro si aggira per il Mondo: la democrazia.

È uno spettro di luce rifratta, un’assenza in presenza, un fascio di fotoni smembrato per dare colore a ciò che non ha più tinte.

I cittadini sono fantasmi, ombre, corpi senza giustizia; chiamati solo al voto, ovvero ad una scelta senza opzioni, lungo periodiche e seriali operazioni di marketing ideologico.

Fatta così a brandelli da politicanti d’ogni colore, asservita al dominio di un’economia rovinosa e distruttiva, l’Agorà si deprime, svilita dal Potere.

Noi, però, abbiamo potere. Opponiamoci, dunque, con il nostro esempio; con l’impegno; con la passione.

Il “Mercato” domina la scena con le sue banche, le sue borse e i suoi borseggiatori?

Torniamo ad occuparci di noi stessi, delle nostre comunità, della Terra. Reclamiamo i diritti di cui siamo incarnazione.

Noi (le nostre comunità e la Terra) non siamo nozioni astratte. Siamo vivi, proviamo emozioni, siamo capaci di bellezza.

La Terra, poi, è ciò su cui poggiamo i piedi: è territorio, relazioni, cibo e acqua, identità e futuro, Vita. Noi siamo la Terra. Noi siamo la Comunità. Noi siamo vivi.

Riprendiamoci la nostra democrazia terrestre.

G. B.

Foto: G. B.

Foto: G. B.

 

Tornare avanti

Andare avanti significa, oggi, tornare. Tornare avanti, oggi, significa procedere.

Non v’è più scelta: il futuro, se ne avremo uno, dovrà essere differente da questo nostro ingordo presente. Fatto di stupide bulimie economiche, di misurazioni del valore (altrui, ma anche proprio) eseguite solo in certezza di danaro.

Quanto guadagni? Che lavoro fai? Ecco due tipiche domande, da bar, da selezione del personale, da pranzo di Natale, che tutti rivolgono a tutti con preoccupante naturalezza.

A pochi sembra importare altro: cosa ti piace? Chi ami? Leggi poesie? Coltivi fiori? Hai una squadra del cuore? Hai mai visto quel film? Conosci quella piazza?

Che lavoro fai? Quanto guadagni? Le sue precedenti esperienze lavorative?

Auto; spese; acquisti; consigli per gli acquisti; cose; cose; ancora e sempre cose. Ancora e sempre: danaro, cumuli di immondizia, spese folli, inquinamento, strade sporche percorse da auto lucide.

Il futuro, se ne avremo uno, dovrà essere differente.

La brezza d’aprile profuma di estate incipiente, alle sette di sera in un campo di giovani piccole piante di pomodori.

Allora è dolce tornare, silenziosi, essenziali, sui propri pedali.

Non ci si domanda: che lavoro fai, quanto guadagni?

Semmai si tace; oppure ci si chiede, timidi, che senso abbia questa vita, questa nostra vita, che alle volte non significa nulla in apparenza.. Forse perché indica se stessa, come parola coincidente con la cosa che è già. Come parola solida. Come parola secca, quasi non poetica. Dunque, perfettamente pulita: come poesia pura.

G. B.

Foto: G. B.

Foto: G. B.