Chi hai accanto; e hai scelto di avere accanto; e hai preteso di avere accanto; ora non è chi pensavi di avere accanto, vero?
Chi hai accanto è scarto: non il tuo attuale rifiuto ma la sua iniziale differenza. Sorpreso, sorpresa? Sorprende anche se stesso, se stessa. Ora te ne lamenti? Lui, lei, si lamenta di te. Di cosa vi lamentate, in fin dei conti? Dei conti finiti male?
Tirare le somme, come usa dire, non vuol dire sommare ciò che non può essere mai esattezza. Uno e un’altra, una e un altro, uno e uno, una e una: due, insomma, non fanno somma; bensì differenza.
L’amore è differenza; esercizio di distinzione.
Non v’è somma che unisca davvero quel che è distinto; non v’è mai totale coincidenza. V’è solo ricerca, mancanza, assenza: in primo luogo a sé e poi all’altra, all’altro.
Chi hai accanto è la tua quotidiana possibilità di fallimento. Ora lo sai.
Chi sei tu accanto a qualcuno, qualcuna, piuttosto? Questa è la domanda per te.
Hai una vaga impressione di non sapere esattamente chi sei? Prova, dunque, a considerare chi hai accanto con la meraviglia che puoi ancora offrire a chi ami: non perché tu abbia già scelto, ma perché puoi ancora comprendere.
G. B.