Questo tempo presente concedilo a te stesso. Chi preferisce inseguire una fama presso i posteri non calcola che i posteri saranno altri uomini dello stesso stampo di quelli attuali, che egli non regge; e che anche i posteri saranno mortali. Insomma, che ti importa che un domani quelli accompagnino il tuo nome con determinate espressioni o abbiano una determinata opinione su di te? Marco Aurelio
Fame di fama. Desiderio di fama. Voglia di fama. Affamati, siamo affamati: di fama. Quando sarò famoso, allora tutto cambierà: potrò vendicarmi della tua insoddisfazione.
Quando sarò famoso, allora smetteranno di ridere di me. Quando sarò famoso, allora gli dirò cosa io pensi di lui.
Davvero?
Digli, ora, cosa pensi di lui. Vali? Lo sai e lo sanno anche adesso: sebbene tu non sia famoso. Che vuol dire essere famosi? Che il tuo nome passi di bocca in bocca non dice nulla; passa di bocca in bocca anche il nome di “Bocca di Rosa” – la cui fama è condanna, per gli ipocriti.
Piuttosto asseconda il tuo talento. Se scrivi, fai leggere quello che scrivi. Se impasti, fai assaggiare il tuo pane. Se coltivi, dona i tuoi fiori e le tue primizie. Se insegni, fai gioire i tuoi allievi.
Sii te stesso. Sii te stessa. Sii ciò che sei e diventa chi sei, come volle Nietzsche.
Non attendere la fama. Potrebbe non giungere. Non attendere la gloria. Potrebbe non fiorire.
Non pronunciare invano il tuo nome. Piuttosto chiama chi sei.
Fai con dignità. Sii semplice. Fai parlare le tue azioni. Agisci. Quel che sei è la tua migliore testimonianza.
G. B.
Tranquilli. Non vi affannate alla ricerca di un modo di essere e di vivere che vada bene agli altri: non andrete mai bene a tutti. Non vi scoraggiate nel momento in cui non vi sentite compresi: fateci l’abitudine. E non esasperatevi a motivo della voglia, del bisogno di essere apprezzati per quel che siete e per quel che sapete dire e fare: chi non vuole intendere, non lo farà. Siate, invece, gentili con voi stessi. Incoraggiatevi e lasciatevi incoraggiare da chi crede in voi. Non mortificatevi: uscite a testa alta dalla stanza in cui risiedono gli ipocriti. Siate fieri di voi stessi. Imparate dalla perversità altrui: fate la differenza. Non cedete alle richieste di chi chiede opportunismo ed egoismo. Siate onesti con voi stessi. Non inventate difetti che non avete: lo sapete chi siete e ciò di cui siete capaci. Continuate a puzzare di libri e di sogni: i folli, i grandi si riconoscono tra loro da questo. Non abbandonate voi stessi. Se non tutti vi comprendono, non tutti vi apprezzano, se per qualcuno siete scomodi e pericolosi, allora sì: state facendo la cosa giusta.
E poi, ricordate che l’arte, la verità, la giustizia, vengono riconosciute solo dopo la morte di chi le ha vissute e testimoniate. Arriverà il vostro momento, per gli altri. Ora, qui, spetta a voi onorarvi e crescere nel modo più dignitoso e vero.
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Vivi, in piena vita, viviamo. Agiamo. Per noi, non per gli altri. Con orgoglio e spregiudicati. Senza alcun pregiudizio, con forza d’animo.
Abbiamo una sola sfida da vincere. Riguarda la nostra capacità di onorare noi stessi – il nostro più intimo sentire, volere, potere.
Non chiedere a un castagno ciliegie. Non chiedere mele a un pero.
Non chiedere a te stesso di non essere; o di essere chi non sei.
Grazie, Deborah…
G. B.
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