Abituarsi a qualcosa è pericoloso; perfino abituarsi alla gioia. Se ci fosse spazio per un sentimento indispensabile, quel sentimento dovrebbe essere la sorpresa, una sorta di stupefatta innocenza che ci permette di apprezzare ogni cosa, ogni giorno, sempre.
Non dico l’innocenza di chi non ha colpa o di chi è perfetto.
Alluso alla possibilità di percepire con purezza perfino quello che ci disturba. L’educazione, in genere, si occupa di come camuffare le idee e i concetti, rendendo arduo quel che dovrebbe essere semplice: non perché sia complesso in sé, ma perché l’onestà fa male ed è rivoluzionaria.
Ecco, la rivoluzione è non abituarsi mai a nulla, né a Manzoni, né alle equazioni, né alla sociologia, né a quelli che diciamo di amare.
G. B.
(IntegralMente Pacifismo, comunicazione efficace e giochi formativi, Ed Insieme, Terlizzi, Bari, 2003)