Leggo. Mi distrae. Mi nutre. Mi dà sostanza. Mi rende umano. Leggo i miei simili. Leggo le parole di chi ha avuto da dire. Leggo tra le righe. Leggo perché sono un animale simbolico. Leggo perché è questa la mia maniera di stare al mondo. Leggo, ho imparato a farlo. Leggo perché cammino. Leggo perché esisto. Leggo perché penso.
Leggo perché mi fa sentire migliore. Leggo perché mi fa sentire meglio. Leggo perché mi fa sentire. Leggo, perché scrivo. Leggo, perché amo essere letto. Leggo, perché non mi basta ascoltare. Leggo, perché fui fatto per non viver come un bruto. Leggo, perché la mia specie legge. Leggo, perché un individuo che legge qualifica l’intera sua specie.
Leggo. Leggerò. Ho letto. Leggero leggo senza alcuna fatica. Leggo, anche se stanco, e mi addormento con un libro tra le dita. Leggo, perché mi ascoltino. Leggo, perché mi sentano.
Leggo a chi amo, perché apprenda la bellezza dei libri tenuti in tasca. Leggo, dai libri tenuti in tasca e rugosi come volti di anziani pieni di luce.
Leggo. Mi rallegra. Leggo. Mi concentro leggendo. Leggo. Non ho ragioni sufficienti per spiegarlo. Leggo, non ho emozioni sufficienti per dirlo. Leggo, non mi bastano le parole che conosco. Leggo, perché devo imparare. Leggo, perché voglio imparare. Leggo, perché posso imparare.
Leggo.
G. B.
Leggo ( quando posso) perché sono curiosa, ma soprattutto affamata di sapere
Grazie, un sorriso da Mistral
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Ho fame anche io. Una inestinguibile, tantalica, fame. Voglio sapere. Voglio sapere. Non tanto per sapere i fatti altrui, come certi pettegoli impenitenti, ma per conoscere me stesso; nel confronto, mai giudicante, che le pagine di un libro concedono. E sono curioso, tanto curioso anche io. E credo nella parola…
Grazie.
G. B.
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Leggo. Perché leggendo ho imparato, ho compreso. Ho imparato che occorre puntare in alto, molto in alto, non fosse altro che per avere una prospettiva diversa. Ho imparato che ‘tutto cambia nell’ universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa’. Ho imparato che i pantaloni, per le Donne che mi hanno preceduta, non corrispondevano a mode e gusti. Ho imparato che chi ha scritto, chi ha raccontato di tragedie, lo ha fatto perché queste non riaccadano più. Ho imparato che ‘ il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza’ e che l’amore può diventare patologia, l’intelligenza un pericolo e che l’inquietudine è la virtù più affascinante che un uomo o una donna possa avere. Ed ho capito che ‘la vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere: è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura’. Ho capito che parole come sesso, vagina e pene sono parole di cui non si deve aver paura: al massimo, si deve temere l’uso errato e perverso delle stesse. Ho capito che ‘un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via’ e d’altra parte che ‘ di una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda’. E leggendo ho anche appreso che la ‘vita è tutto ciò che accade tra l’istante in cui si nasce e l’istante in cui si muore e che và riempita bene’.
Sì. Leggo. Perché non posso farne a meno. Perché i Libri mi hanno salvata, tante volte. Perché i Libri, scelti indipendentemente da consegne scolastiche o tendenze del momento, mi hanno resa un soggetto pensante. Leggo. Perché non so immaginarmi senza farlo. Leggo. Perché se dovessi scegliere dove finire dopo la morte, chiederei di essere spedita in una Biblioteca. Leggo. Perché un Libro in borsa esclude ogni rischio di perder tempo. Leggo. Perché preferisco contrarre la sindrome di Boccadoro piuttosto che ammalarmi di noia. Leggo. Perché se non leggessi, non capirei la Musica, il Teatro, l’Arte… Leggo. Perché se non leggessi, non comprenderei la Vita. E non avrei scoperto, conosciuto e amato alla follia ogni parte di me. Leggo. Perché se non avessi letto e se non avessi letto quello che ho letto, non sarei Io. E non sarei qui: fuori, in veranda, sotto le stelle, a scrivere.
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E non sarei qui, febbricitante, a rispondere; meglio, a godere delle parole che leggo, le tue…
G. B.
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