Camminare 12

Star seduti il meno possibile; non fidarsi dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento. F. Nietzsche

Un’ultima fonte di energia, dopo il cuore e la terra, viene dai paesaggi. Essi chiamano, convocano il camminatore: egli è a casa sua, e le colline, i colori, gli alberi lo sostengono. Frédéric Gros

Mentre cammino ne penso tante; non tutte logiche, non tutte pulite. Soprattutto, mentre cammino mi viene spesso voglia di polemizzare con gli assenti (si è spesso soli, camminando, non per altro) e di dirle a tutti, proprio a tutti, con la dovuta forza e la giusta fermezza.

Ah, per cominciare vorrei dirne due a certi miei vecchi “educatori” perduti, di quelli che etimologicamente (le parole sono le cose) avrebbero dovuto tirare fuori il  meglio da me ma sono finiti (invariabilmente?) col trarre il peggio da loro stessi.

Gli educatori, sì, specie scolastici, che trovavano assurda ogni posizione inusuale assunta dai loro allievi: in realtà cercavano solo dei ripetitori fedeli (e un tanto idioti) delle loro verità impacchettate. Quanto li ho patiti, io che pensavo continuamente a cose del tutto irrispettose della morale e della unidimensionale verità sancita dal Ministero. Per non dire del mio irrequieto essere un corpo pieno di vigore, straziato dal raccoglimento (sovente protettivo) che assumevo dietro a quel banco irrimediabilmente sporco…

Cammino, mi viene in mente ogni possibile soluzione a consolidati (e considerevoli) problemi umani. Possibile che non ci abbiano ancora pensato? A far cosa? A fare diversamente ogni cosa, dico ogni cosa. Tutto mi appare così chiaro, mentre cammino.

A un tratto avverto che non sto solo camminando, sto dimenticando di farlo. Totalmente preso dal vortice delle mie emozioni; scosso dal mio fluttuante pensiero verbale. Allora mi dico che no, devo (voglio) tornare nella mia esperienza; voglio tornare nel mio corpo.

Osservo il paesaggio. L’importanza del paesaggio, per chi cammina, è cruciale. Altro è procedere (a piedi) lungo un tratto autostradale (non che non abbiano fascino, certe opere dell’Uomo), altro è procedere fiancheggiando un ruscello.

Preferisco i ruscelli. Mi accorgo, mentre incedo, che è così difficile, per me (solo per me?), restare nel momento presente, osservare quel che vedo, ricevere l’impressionante quantità di dettagli presenti in Natura. Mi vien più facile ancorarmi ad un pensiero, quasi fosse un filo buono per ritrovare il nesso con il me stesso di sempre, e “meditare” tutto il tempo; anzi, non meditare, bensì lasciarmi assorbire dalla mia (solita?) mente.

Torno agli occhi: osserva, mi dico, guarda, posa gli occhi su quello che c’è, respira, apprezza i profumi, ascolta gli uccelli; abbandona, una buona volta, i tuoi ricordi peggiori, le tue memorie migliori; insomma, l’intero tuo passato. Sei qui, cammina.

Cammina e osserva, annusa l’aria, come un buon lupo, ascolta il verso del vento; ascolta.

Mi dico così.
Camminare significa vivere due vite: la presente e viva; e l’altra, quella già vissuta; e poi se ne insinua una terza, la vita immaginaria (immaginata) in cui ogni cosa storta trova finalmente il suo dritto.

Ecco, nella fantasia ti viene riconosciuto quel che ti devono; hai giustizia; pubblichi il romanzo; diventi il filosofo di riferimento di quella associazione o di quell’ente. Il merito conosce la sua ricompensa.

No, stai solo camminando. Dunque fantastichi. E continuerai a camminare…

Cammino. La gioia più grande, infine, è poter esclamare, per qualche ora o giorno o settimana: and now I walk, into the wild. Lo ha detto, grosso modo così, un amico che neppure hai conosciuto. A te sembra di non poterlo dire in maniera migliore.

G. B.

Cammino di Santiago (foto di G. B.)

Cammino di Santiago (foto di G. B.)

Consumo di suolo 2

Il consumo di suolo ha ormai ferito circa 22.000 chilometri quadrati del nostro territorio nazionale. Ogni giorno perdiamo 70 ettari di suolo fertile. Dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi siamo passati dal 2.9% al 7.3% di suolo definitivamente consumato, cementificato, impermeabilizzato.

Le città crescono; le aree industriali crescono; le aree commerciali crescono: spesso senza alcun criterio urbanistico accettabile, senza alcuna logica, senza alcuna necessità.

Il suolo fertile è vitale: significa cibo, ossigenazione e purificazione dell’aria, bellezza, armonia paesaggistica, integrità culturale, diminuzione dei rischi connessi al dissesto idrogeologico e al cambiamento climatico.

La sempre crescente domanda di nuove infrastrutture, (strade, autostrade, ferrovie ad alta velocità, strade secondarie) e di nuovi complessi residenziali e di nuove aree produttive, sta cancellando la fisionomia rurale del nostro Paese.

In alcune aree d’Italia, le aree agricole sono sempre meno distinguibili dalle aree urbane e metropolitane, con queste ultime sempre meno fattore di armonia, equilibrio e bellezza.

Città satellite, a pochi km dal centro, puntellano le nostre campagne e degradano il nostro paesaggio; si tratta di agglomerati urbani spesso privi di servizi essenziali, costruiti con il solo scopo di fare circolare danaro (spesso generato da attività illegali) dalle tasche dei soliti noti a quelle dei soliti ignoti.

Frattanto, il consumo di suolo implica anche la perdita di capacità agricola di molte aree d’Italia. Il suolo consumato diviene sterile, improduttivo, privo di vita.

I dati del rapporto 2012 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul suolo consumato in Italia sono spaventosi. La Coldiretti evidenzia che: “Per quanto riguarda le aree agricole è certo che il consumo di suolo si accompagna nel nostro Paese alla perdita di ampie aree vocate all’agricoltura, in particolare nelle zone circostanti le aree urbane”.

La soluzione? Senza dubbio politica; ma anche le scelte individuali e civiche contribuiscono. Basta mettere in comune esperienze e consapevolezza: coltivando spazi comuni abbandonati; chiedendo ai nostri amministratori di non consentire più alcuna altra variante urbanistica; ristrutturando vecchie case e non costruendone di nuove; parlando apertamente del fenomeno e non votando più i politici coinvolti nel vecchio (italico) sport di promettere sempre e solo grandi opere in cemento armato.

Il cemento è uno dei grandi settori di investimento delle mafie… Di questo torneremo a parlare.

G. B. 

Foto: dal web

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