Trasformazione 1

La maggioranza dell’umanità vive un’esistenza di tranquilla disperazione. H. D. Thoreau

Per prima cosa occorre chiedere a se stessi cosa si desideri, cosa si pensi di essere diventati, cosa si deduca di essere diventati da quel che si fa ogni giorno.

Per prima cosa occorre una disamina spietata, ma non crudele, della propria coscienza: fatta in piena coscienza, limpida.

Poi, a seguire, occorre trovare qualcuno con cui condividere quel che si è scoperto e quel che si è in grado di condividere.

Solo in seguito, con la forza derivante dalla verità, occorre chiedersi se si abbia ancora voglia di seguire la massa oppure no.

Tutti lo fanno, sarà ovvio? Tutti lo desiderano, sarà desiderabile? Tutti lo dicono, sarà vero? Tutti lo comprano, sarà buono? Tutti lo cercano, sarà prezioso?

La vita, questa meravigliosa e (a tratti) insostenibile sfida, questa nostra unica occasione d’essere (e di essere unici) merita altro. La vita nostra, chiariamolo, non l’astrazione teologica (e ideologica) di cui tendiamo a parlare senza personalizzarne in contorni.

La vita è tale quando è la mia, la tua, la sua, la loro vita; quando è la declinazione individuale di quel che siamo in vita.

L’esercizio da fare è duro. Capire cosa vogliamo. In fondo, cosa abbiamo scelto?

La scuola dell’obbligo? Ma se era un obbligo…

L’università? Fatta in nome del nonno?

Il lavoro? Compiuto per onorare la tradizione di famiglia?

Allora la fidanzata (la compagna, la moglie, la partner)? Oppure il marito (il compagno, il fidanzato, il partner)? O somigliano ancora troppo a una madre distante, a un padre giudicante, a una donna amata e perduta, a un uomo amato e perso?

Cosa scegliamo, ogni giorno, davvero? Cosa abbiamo scelto, una volta, per noi e in piena coscienza?

Di cosa vantiamo padronanza? Del sole in cielo? Del vento che ci turba? Della carriera che abbiamo fatto?

Di cosa siamo padroni? Dei nostri pensieri?

Dentro si svolge il concitato dialogo. Le voci, molteplici, dicono cose strane: non farlo, non sei capace, non sai parlare in pubblico, non sei davvero attraente con quelle maglie, non sei dimagrita abbastanza, come sei goffa con quella minigonna, avresti dovuto dar retta al professore, te l’aveva detto tua madre, ti ricordi cosa ti avevano raccomandato quei tuoi cugini?

Alcune voci, poi, sono così meschine: ecco, è arrivata, si crede bella; ora le dico che non la sopporto! In verità la bacerai, fingendo di essere sua amica…

Ogni giorno avviene una tale recita. Ogni giorno evitiamo la verità. Ogni giorno ci diciamo che cambierà.

Invece, le nostre affollate solitudini confermano la norma eccepita: tanto abbiamo internet, sedativi, messaggi più o meno ammiccanti, chat erotiche, pornografie più o meno inibite, amori (fittizi) da un’ora, file per andarci a cercare l’occasione mancante…

Quel che manca, in effetti, siamo noi a noi stessi! Soprattutto, ci manca un vero cambiamento.

E lo spettacolo continua, così, tedioso: mentre qualcuno assiste alla sua vita con l’aria di chi non vuole prendervi parte alcuna…

Il centro commerciale è aperto anche di domenica.

G. B.

Foto: dal web

Foto: dal web

4 thoughts on “Trasformazione 1

  1. Riflettevo sui termini… trasformazione o cambiamento?
    Forse, la forma e’ mia (e me la tengo!), quindi preferisco “cambiamento”.
    Come gli altri animali, l’uomo cambia continuamente, a prescindere dalla sua volonta’; il rischio e’ di cambiare in risposta all’ambiente. Invece, potremmo cambiare con atti di autodeterminazione, anche scomodi, che permettono di dire “no” all’ambiente (che comunque presenta aspetti non soltanto negativi dal momento che ci offre sfide, opportunita’).
    Cambiare in virtu’ del libero arbitrio, con consapevolezza, impegno, responsabilita’; sopportando il rischio dell’ errore che, nell’eventualita’ (molto probabile!) non sara’ fallimento se da esso si impara. Ascoltando anche i feedback che ci danno gli altri, con flessibilita’, per adattarsi al contesto e negoziare, sempre tenendo fermo quanto negoziabile non e’.
    Allora, la mia forma, il “nocciolo duro”, la mia chiamata, resta… ma posso trasfigurarla!

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  2. Pur di non essere noi stessi siamo uno nessuno centomila, tanti volti diversi e mai il proprio… La strada è difficile, aspetto trasformazione 2, trasformazione 3, 4, 5… Grazie!

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    • Ogni trasformazione di cui mi sentirò capace, e che racconterò, sarà la fase di una trasformazione alla quale io per primo mi dedicherò volentieri; o di cui io per primo sarò l’imperfetto testimone partecipante. Non amo particolarmente chi si atteggia a profeta; men che mai chi indica (ad altri) quel che per primo lui non fa.
      Conteremo insieme le fasi della trasformazione di cui saremo testimoni.
      Grazie, Alexander…
      G. B.

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