Il Lavoro delle Api

Qual è il colore del mondo visto dalle api? I fiori, i nostri e loro fiori, che colori hanno, per le api?

Parrà strano che io celebri la Festa dei Lavoratori parlando di Api. Non trovo di meglio da fare. Forse perché il lavoro è oggi tutto fuorché occasione di festa, se non per pochi. Forse perché il lavoro è segno di nuova schiavitù, per moltissimi; o di mancata emancipazione, per tantissimi altri.

Le api lavorano di concerto, nel rispetto di una funzione essenziale per la vita sul Pianeta Terra. Gli uomini e le donne lavorano per il salario, oggi; e neppure per quello, in troppi casi.

Un lavoro utile: il sogno di tanti. Un lavoro appagante: il desiderio negletto di moltissimi.

Lavorare non stanca soltanto; può uccidere. Chiedete agli operai dell’ILVA di Taranto.

Il lavoratore autonomo può morire: se perde il suo lavoro e non regge il peso dell’umiliazione.

Di lavoro muore l’imprenditore onesto e incapace di saldare il suo impegno mensile con i dipendenti: decide di togliersi la vita, non potendo togliere (ad altri) il pane.

C’è invece chi sul lavoro (altrui) lucra. Chi, sul lavoro, scrive un job act (per la miseria, diciamolo in italiano) e annuncia, annuncia, annuncia: nuovi orizzonti di gloria.

C’è chi del lavoro degli altri fa il suo lavoro da sempre: sindacalisti impigriti da una vita di comizi senza cuore.

Noi, che non avremo la pensione? Loro, che hanno una pensione misera? Tutti, che non sappiamo che senso abbia lavorare tanto per ottenere così poco? Che dovremmo dire, sul lavoro?

Siamo certi che il lavoro sia la soluzione, e non il problema, dell’Occidente? Quanti avvocati, ingegneri, notai, medici, insegnanti, funzionari, impiegati postali, bancari, venditori di automobili; quanti salariati può reggere, questa economia del massacro ambientale?

Non sarebbe più corretto parlare non tanto, genericamente, di lavoro; ma molto, e specificamente, di mestieri?

Il mestiere di scrittore; quello di ciclista; il mestiere di carpentiere, giardiniere, medico, riparatore di oggetti smarriti, oste, contadino, maestra, educatore, botanico. Lavori fisici, veri anche nella immaginazione, materici anche nell’uso dell’intelletto. Lavori socialmente pieni e non “socialmente utili”: quasi che gli altri lavori fossero o del tutto inutili o sublimi.

Vorrei celebrare il lavoro delle api: solido, essenziale, necessario.

Cosa fa, di necessario, un giocatore di borsa? Cosa di essenziale per noi? Non è di maggiore conforto un infermiere, un panettiere, un maestro, un libraio?

Cosa fa il direttore generale di una multinazionale della chimica applicata all’agricoltura? Cosa fa un venditore di armi?

Le Api sono in pericolo; e con le api il mondo che esse continuano ad impollinare. Difendiamo le Api nel giorno dedicato ai lavoratori. E opponiamoci ai contratti miseri, alla concessione periodica di qualche ministro, di qualche funzionario, di qualche potente.

Un archeologo può rispondere alle chiamate di utenti imbestialiti dalla compagnia telefonica?

Può un filosofo essere costretto a fare il cassiere?

Può un traduttore lavorare per tariffe da raccoglitore di pomodori?

Può un raccoglitore di pomodori lavorare per tariffe da traduttore mal pagato?

Quale lavoro dovremmo celebrare? Quale ripresa economica? Quale EXPO? Quale Repubblica fondata sul Lavoro? Quale giustizia sociale? Quale futuro per i giovani? Quale serenità per gli anziani? Quali servizi per le famiglie? Quale laboriosità? Quale società? Quale democrazia?

Firmiamo per le api. E che in tal modo sia festa per la Terra e i suoi abitanti!

http://salviamoleapi.org/

Giovanni Bongo

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