Terra Madre, Madre Terra, nel giorno delle madri, un po’ commercio un po’ retorica un po’ cuore, vorremmo darti risposte, tu che sei la nostra cagione e l’origine della nostra genesi.
Uomini e padri, nel descriverti come nostra, hanno omesso di dire che noi siamo qui grazie a te e non il contrario. Questo, almeno, è quel che penso.
Oggi, del resto, occorre solo dire quel che si pensa, per non finire col non pensare quel che non si dice.
Terra Madre, Madre Terra, ti stiamo avvelenando. Stiamo intossicando i mari, i fiumi, le tue pieghe, valli e coste. I ghiacciai si dissolvono, i poli si restringono nel loro manto arcaico, tanto vecchio da apparire eterno. L’aria è pesante, in molti luoghi, tanto che occorre fuggire dal vento per trovare ristoro nel vento.
E noi, folli, continuiamo a produrre per consumare e ancora a produrre per consumare: senza comprendere che hai bisogno di tregua e che noi, senza di te, siamo destinati alla scomparsa.
Eppure, basterebbe poco per tornare a rifiorire. Basterebbe svelenire le nostre coscienze, i nostri atti. Basterebbe farsi leggeri, come piedi di bimbo su sabbie spettinate dal vento.
Oggi donerò solo piante. Alle donne, e madri, della mia vita. A mia madre. Alla donna, madre, della vita di mio figlio. Oggi donerò piante, nel nome della Terra. Niente incarti, fiocchi, pacchetti, plastica, artifici. Niente che non sia totalmente disponibile a stare nel suolo. A stare a terra, come i piedi di chi non ha perso la testa per gli imbrogli di una droga chiamata consumismo.
Pace alla Terra, dagli individui di leggera presenza.
Giovanni Bongo