Abituati a considerare con estrema attenzione le parole degli altri, e per quanto puoi entra nell’anima di chi sta parlando. Marco Aurelio
Lui cerca il suo sguardo. Lei batte nervosamente le dita sul tavolo. Infine, uno guarda a destra, l’altra a sinistra. I loro occhi obliqui non cercano nulla, vogliono solo perdersi per non trovare nulla di quel che sfugge. Lui continua a digitare, sorridendo di quando in quando. Lei continua a parlare, a parlargli. Lui annuisce, per dare il senso del suo assenso; ma non ascolta, cerca sullo schermo del telefono quello che altrove, evidentemente, non trova. Lei è nervosa, sono mesi che non parlano. Sul tavolo gli “antipastini” restano nei vassoi, nell’attesa della pizza; che si raffredderà nel gelo del loro silenzio.
Lui continua a rispondere ai tanti “messaggini” di auguri ricevuti, mentre il figlio cerca di richiamare il suo sguardo inebetito.I nonni, gli zii, tutti abbracciano tutti; lui no, abbraccia solo il suo telefono da 758 euro iva esclusa. Lei, intanto, chatta con qualcuno che non è lui, mentre la figlia cerca di richiamare la sua attenzione di madre e amica. Lei ha un amante. Lui ha un’amante. Non fingono neppure di essere felici di trovarsi tutti insieme per quel Natale. Potrebbe non esserci un’altra occasione, ma a loro non importa. Whatsapp non può attendere; nessuna applicazione può attendere. Lei continua a inviare messaggi da almeno tre ore a tutte le amiche; vuole un consiglio. Lui non ne vuole sapere di staccarsi dall’applicazione appena scaricata a costo zero per i primi tre mesi e a 1 euro ogni mese per i successivi tre mesi; prima che la tariffa salga ma con gli sconti per chi porta degli amici nel nuovo gruppo. Nessuno ha consigli da dare a Nessuno. Nessuno, il loro nome è Nessuno. Tutti, con un solo occhio, cercano quello che con due occhi è invisibile ai loro stessi occhi.
Spegniamo tutto per almeno un giorno. Guardiamo la persona che amiamo. Mangiamo con lei, con lui, in silenzio. Siamo presenti solo per lei, per lui. Posiamo i nostri nei loro occhi. Sorridiamo ai figli. Ascoltiamo le figlie. Abbracciamo nonni e zii. Accogliamo chi ci aspetta con una gioia un po’ goffa, ma vera. Spegniamo quegli apparecchi odiosi. Abbassiamo quelle insopportabili suonerie. Facciamo tacere i nostri “impegni” e riduciamo il vostro zelo. Non diciamo, “non ho tempo”; questo non ci fa onore. Non diciamo, “ci sono cose più serie”; questo ci rende ridicoli. Spegniamo tutto per almeno un giorno; e ogni giorno, dopo il primo, per almeno 10 ore. Possiamo fare a meno di controllare ogni minuto se qualcuno, qualcuna, ci abbia cercati. Possiamo fare a meno di rispondere al “capo”, di replicare al “collega”, di farci sentire dalle nostre care amiche o dai nostri cari amici. Non abbiamo amici virtuali. Millantiamo. Gli amici non si conteggiano con qualche cliccata in più. Siamo seri; ridiamo di noi stessi quando pensiamo di essere seri e torniamo, piuttosto, ad essere veri.
Ascoltiamo. Ascoltiamo con il corpo, il cuore, le mani, gli occhi, la bocca, le orecchie, la nostra intera presenza. Siamo presenti. Siamo il presente. Siamo corpo. Siamo certezza per chi continua a implorare il nostro sguardo.
G. B.
G. B.