Di bocca in bocca la voce si ingrossa. Il parere aumenta di volume, non di consistenza. Il sentito dire è una diceria mai sentita per bene. Di bocca in bocca la verità, per attrito e per accumulazione, perde il suo purissimo vigore.
La parola data, di bocca in bocca, è parola persa. La parola detta, così trasferita, è parola mai comprovata.
Quanto è nobile un segreto custodito, una confidenza preservata, una scoperta custodita. Quanto è bello parlare, con i presenti, solo di quei presenti. Quanto è bello che un amico parli all’altro amico di sé, non del terzo escluso, che non è un oggetto logico ma un amico assente.
Invece, consideriamolo, non facciamo che parlare di altro, e degli altri, in loro assenza e in presenza nostra.
Pettegolezzo, voce mezza detta e mezza lasciata intendere, sguardi d’intesa, sorrisi stretti, sarcasmo, invidia mal nascosta, livore mal celato, mancanza di discrezione.
Dire davanti a un gruppo di parenti quel che di un bambino nessuno dovrebbe sapere; dire di un partner quel che nessuna famiglia dovrebbe sapere. Perché mai, gli altri, dovrebbero sapere di me, di te, se non lo vogliamo?
Maldicenza, malevoli allusioni, dichiarazioni senza fondamento; affermazioni senza esito e senza scopo.
Parlare, parlare, ancora e sempre dire: perché? Sui social network o al bar; tanto per fare.
il silenzio, questo tessuto di mirabile bellezza, è la struttura portante del verbo. Stiamo zitti, allora, se non abbiamo da dire. Evitiamo di offendere. Evitiamo di illudere. Evitiamo di violare. Evitiamo di diffondere: parole false, false notizie, mezze verità, insultanti dicerie.
Applichiamo la sobrietà ai discorsi privi di ragione, cuore e sentimenti.
Pratichiamo una sana ecologia della parola. Perché se in principio è il verbo, alla fine non deve esservi la calunnia.
G. B.