Si ha bisogno dell’erba. Del suo moto dolce, ondulatorio, aggraziato. Della voce del vento tra le sue infinite dita verdi, gialle, di clorofilla e sole.
Si ha bisogno del frusciare scrosciante del suo giallo già secco agli esordi d’estate, del grano che matura, dei papaveri che puntellano distese ocra, di alberi soli in masse sterminate di giallo.
Ho bisogno dell’erba. Del vento che la scuote, di quella voce sibilante e imperdibile, tenue, che accompagna i miei passi e non li lascia soli; ma neppure li copre col rumore febbrile delle azioni umane.
Potrei ascoltare per ore il vento tra queste foglie e il benefico ricordo senza rimorso che tale armonia di suoni mi offre.
Vento, nei capelli, nell’erba, tra le dita: e torno bimbo, e resto giovane, e tutto sembra talmente sereno, privo di asprezze, privo di ingiustizie. Il vento dà quiete.
Si ha bisogno del vento, quando muove cime di faggi magri e altissimi, come principi del giorno e imperatori della notte. SI ha bisogno del vento, al riparo di pareti d’alberi e volte verdi, rese chiare dalla forza del sole penetrante.
Si ha bisogno dell’erba e delle fronde, camminando silenziosi, senza fretta, calmi per un’ora simile a un anno, per un’ora simile ad una stagione perduta della propria vita.
Quando il vento scuote l’erba, senza imprimervi i suoi passi, si ha di nuovo tempo: ecco la questione; si ha di nuovo tempo, si è redenti dallo scorrere del tempo.
Anche sui pedali, a ridosso di dossi e campi, si ha bisogno dell’erba: il fruscio della catena e quello dell’erba danno conto del solo movimento nello spazio, ma non del tempo che va.
Camminare ai fianchi dell’erba, questa è un’esperienza che nessuno dovrebbe perdersi. Allora chi cammina sa di farlo con la più profonda serenità possibile. L’erba scossa dà pace, è viva, ricorda che la vita trionfa – o almeno lo fa sperare.
Non i campi duri del gelo; ma i campi mossi del risveglio di aprile e maggio; ecco quali campi occorre attraversare con maggior forza. Si ha bisogno dell’erba, alle volte, e si vorrebbe camminare solo e sempre al suo fianco. Mossi dal vento e fermi, almeno in apparenza, nel tempo.
Giovani, fanciulli, innocenti; innocenti e con gli anni addosso a far da scudo contro gli assalti delle delusioni. Consapevoli, sapienti (un tanto), saggi (abbastanza e mai del tutto); ma di nuovo sereni come bimbi.
Si ha bisogno dell’erba. Camminando senza fretta in un campo estivo, sul sentiero di breccia della primavera matura, lungo il ciglio di terre non battute dall’uomo, silenziose e frementi.
Il vento ha carezzato i miei passi, sciolto i miei pianti, dato presenza al presente; sono senza fretta, senza premure, senza rimpianti. Ho solo ricordi, tutto quello che è nel cuore, profumato, benefico, buono. Odoroso di vento e di erba. Sereno.
Giovanni Bongo
Bello da non sembrare vero…
"Mi piace""Mi piace"
Vero, da non essermi parso tanto vero… Grazie, Di cuore…
G. B.
"Mi piace""Mi piace"