Le domande

Gesù domandò: la gente chi dice ch’io sia? Socrate aveva già chiesto, secoli prima, che cos’è? Le domande, gratuite, non vane ma prive di immediato scopo e di utilità mercantile; le domande, interrogazioni allo spirito dei tempi, quesiti al cosmo, appelli ai nostri simili, tentativi (tentazioni?) di comprensione, singhiozzi e sorrisi; le domande, queste mirabili espressioni di linguaggio, sono sempre le stesse: da secoli, nei secoli dei secoli; sono sempre le stesse, concernenti un come e un perché, un come e un perché senza i quali non siamo chi siamo e non siamo neppure incerti, così rischiando di non essere nulla se non calcolo.

Eppure la bellezza delle cose è incalcolabile; la passione è incalcolabile; il senso è incalcolabile. La vita vera è incalcolabile: è gioia, rottura degli schemi, libera parola, domanda imbarazzante, questione inquietante, dubbio perturbante. Non fa calcoli, la vita. Non sappiamo dove condurrà. Non sappiamo come sarà.

Contabili dello spirito, ragionieri della materia, finanziatori delle finanze: se ne stanno stretti ai loro conteggi, investono, pianificano, calcolano i rientri, prefigurano gli ammortamenti. L’ammortamento, ovvero l’estinzione del debito, ha dentro la morte; già nell’etimo e nel senso. Ammortare. Attività cruciale, verrebbe di dire, dell’economia monetaria: dare la morte.

E poi, alla fine di tutto il vano impegno, “via i soldi, via i bei vestiti”, direbbe il poeta; e si resta attoniti. Se non s’è vissuto senza calcolo, chiedendo infantilmente, costantemente, perché; come; la gente, chi dice ch’io sia; cos’è questo; cos’è quello; se non si è vissuto chiedendo, che vita si è vissuta?

Domandate. Siate incomodi. Scomodatevi. Scomodiamoci. Chiediamo. Via dalla sedia. Via dallo sgabello. Via dal banco, dalla cattedra, dalla Banca, dalla panca. Camminiamo, domandiamo, parliamo, chiediamo; un tramonto è un istante di vento fatto ferro e fuoco, non è una foto immortalata (sempre la morte, di mezzo) per mostrare l’efficienza del nostro nuovo dispositivo elettronico da centinaia di euro da ammortare nei prossimi tre mesi.

Che dice la gente, di voi? Di me, che dice la gente? Ci importa? Sì e no. Non tanto. Importa meno che parli male di noi del fatto che la gente ancora domandi qualcosa, seppur banalmente.

Domandare è dare (ancora) vita alle parole. Senza ammortamenti di senso. Senza mortificazioni di significato. Così, fanciulleschi e freschi.

Cos’è questo mondo che abbiamo fatto a immagine di merce e denaro? Cos’è che possiamo fare per liberarcene?

Giovanni Bongo

Foto: G. B.

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