Quando Esisto

Quando scrivo necessito di un’isola inaccessibile dalla quale inviare i miei messaggi in bottiglie da affidare allo zelo delle correnti. Non fosse che le correnti sono sempre impreviste, proprio come ogni caso necessario: quantico, fisicamente indeterminabile.

Quando cammino so di essere parte del tutto, ma non sento di essere tutto in una parte.

Quando affermo immagino di poter dire il contrario.

Quando nego immagino di poter dire il contrario, affermando.

Quando dubito so di essere nel giusto – nel giusto dubitando, non di dire il giusto col mio dubbio.

Quando ho paura mi pare di essere parte della mia essenza, che contempla la paura.

Quando non voglio fare quel che mi costringo a fare so di non fare quel che faccio – ma solo di fare finta di farlo.

Quando voglio fare quel che mi costringo a non fare so di mentire.

Quando mento sapendo di mentire so, almeno, di dire la verità (a me stesso) sul fatto di stare mentendo.

Quando dico il vero, incurante del fatto che a qualcuno potrebbe non interessare, immagino di essere un profeta.

Quando dico il vero, incurante del fatto che a qualcuno potrebbe far del male, so di essere violento.

Quando faccio ipotesi io faccio ipotesi.

Quando credo che le mie ipotesi siano vere, in assenza di prove, io sto alimentando un pregiudizio.

Quando sono spregiudicato io sono leggero.

Quando sono leggero sono lieto.

Quando penso io non so, necessariamente, che esisto.

Quando esisto io so che devo pensare.

Quando esisto io penso.

Quando esisto io esisto.

Quando esisto lo posso dire perché esisto.

Quanto esisto posso dire di esistere.

Quando esistiamo possiamo riconoscerlo – di fatto riconoscendoci e dandoci dignità.

G. B.

Foto: G. B.

Foto: G. B.

Giovanni Bongo