Come Sisifo?

Sei sfinito, come Sisifo? Sei, come lui, condannato a tentare in eterno per realizzarti attraverso l’infausto tentativo di giungere alla cima; eppure, nei fatti, sei sconfitto dal tuo stesso esistere? Scivoli a pochi passi dal culmine del tuo intraprendere?

Sappi che ti occorre un proposito, uno qualsiasi, al quale ispirare i tuoi gesti. Non ti importerà neppure più di fallire, di non riuscire, di cadere. Conoscerai la vita, come ora la conosci, tanto da sapere che fortuna e sfortuna sono momenti dello stesso istante. L’altra faccia della medaglia è pur sempre medaglia.

Non fare più appello alla sorte; già sorridi di quello che farebbe urlare chiunque altro mentre ti rabbuia quel che ad altri potrebbe apparire normale. Tuttavia fa parte del tuo sguardo la capacità di cogliere quel che nello sguardo non v’è affatto.

Diceva bene Wilde: “il vero mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile”.

Osserva il visibile, ora, e non per scorgervi reconditi segreti ma per scorgervi l’intima verità.

Ti occorre un proposito? Potrebbe essere la verità! La verità non ti è nuova ma è senza dubbio un buon lavoro da compiere.

Dire la verità potrebbe fornirti l’utile soluzione. Non fosse che a te neppure è chiaro cosa sia una soluzione: forse scioglimento, dissolvimento, stabilità, quiete? Oppure nuovo inizio, fine del passato, serenità?

A pensarci neppure una soluzione è davvero decisiva. Spesso giunge a cose fatte, come un desiderio imprevisto.

Il desiderio, che per tanti è quel che precede la soddisfazione di un impulso, spesso giunge a premio raggiunto. Si tratta di un inganno, tuttavia, perché si finisce col pensare di aver desiderato quel che non è neppure dipeso da noi.

È un’esperienza comune comprendere, a un tratto, di aver spesso voluto senza ottenere alcuna conseguenza. Al contrario, capita invece di avere conseguito senza aver impiegato alcuna volontà: insomma, di avere goduto di un premio senza aver desiderato affatto quel premio. In tali casi il desiderio è grasso in un piatto senza sostanza.

Toglie equilibrio avvertire la debolezza dei propri propositi o la vaghezza delle proprie mete. V’è invece una cura dell’essere che consiste proprio in questo: agire, dire il vero, semplificare le attese, concepire quotidiani e semplici guadagni (o scopi), capire che la fortuna è una sola e non gioca ai dadi; la fortuna è l’esserci, il poter dire, il poter fare, il potere provare la fatica di un ignoto Sisifo senza più maledirla bensì confermandone l’assunto: occorre un proposito, salire, scivolare, ritentare.

Esiste chi, pur sconfitto per un verso, per altri versi continua ad esistere, finché sarà possibile, con uguale tenacia.

Non dovrebbe assillarci il futuro. Il futuro è un presente camuffato da prospettiva. Solo nel presente, tuttavia, è possibile la parola odierna, è possibile distinguere fortune e sfortune, è possibile svelare ogni inganno; è possibile dire che l’altra faccia di una moneta è pur sempre moneta.

Dire il vero è un buon proposito. Ne occorre sempre uno per tentare una salita.

G. B.

 

2 thoughts on “Come Sisifo?

  1. Come Sisifo? Ne sei certo? La tua fatica è diversa dalla sua. È la tua. Ed è il tuo modo di essere, di essere al mondo. È il riflesso del tuo sguardo onesto su te stesso, sulle cose e sui tuoi desideri. È l’eco della tua voce che continua a ripetere chi sei e la meta verso cui tendi. È la stretta di cui le tue mani sono capaci, le orme che i tuoi passi lasciano sulla strada che percorri e a cui, tra i denti stretti, chiedi quanto manca. Perché non ce la fai più. Sei stanco, sfinito e magari qualcuno sta ridendo di te e della tua sterile caparbietà. Chiedi alla Luna il senso del tuo affanno, le domandi come appaiono alla sua vista i tuoi movimenti lenti e indeboliti: perché la distanza fa la differenza. Ed anche il tempo fa la differenza. Quanto tempo é passato da quel giorno in cui hai deciso di accettare questa sfida? Quanto tempo dovrà ancora trascorrere? Non lo sai. Stanotte il tuo spirito è vuoto di certezze, se non quella per cui sei qui: il tuo proposito. Il tuo desiderio. Il motivo che ti fa pensare di essere il Sisifo di questa lunga notte. Di questa estenuante fatica. Di questo niente pieno di tutto ciò che ti occorre per piangere lacrime di soddisfazione. Perché non è tanto la meta ad allettarti quanto la passione con cui ad essa tendi. Piangi e le tue lacrime si confondono con il sudore che non cessa di segnare il tuo volto. E parli con quella parte di te che non ti ha mai abbandonato. Le chiedi di non farlo, neanche stavolta. Perché devi farcela. E sai che non ti arrenderai. Sai che i tuoi muscoli non godranno di riposo fin quando non sarai giunto lì, dove vuoi giungere. Sai che fino ad allora le tue poesie parleranno dei tuoi occhi stanchi, delle tue domande poste ad una Luna troppo lontana, del tuo cuore che a momenti sembra esplodere e a momenti sembra fermarsi. Lo sai che questo è il tuo presente e sarà il tuo presente fin quando non avverrà il futuro che sogni. Come Sisifo? Ne sei certo? La tua, non sarà stata una lotta vana, una inutile fatica. Comunque andrà, saprai di essere stato te stesso. E di aver difeso il tuo proposito. Si vive per i propositi e si lotta e si muore, se necessario. Lo saprai tu e lo saprà la Luna che, capirai, alle tue domande ha sempre risposto.

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    • Occorre un proposito. La volontà di esercitare il proprio volere: non dovere, ma potere in quanto volere.
      Sì, vano non è agire; vano è lamentare la propria mancanza di azione… La luna è per tutti. Per alcuni è guida perfino nelle notti senza luna.

      Grazie.

      G. B.

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