Manichini

Sorride. Esile, elegante, soda, formosa, magra, bionda, simmetrica, lineare, perfetta.

Sorride. Atletico, asciutto, biondo, simmetrico, lineare, perfetto.

Le sta bene tutto: il tailleur, il paio di jeans, la camiciola sottile e sexy, la scarpa col tacco.

Gli sta bene tutto: la vita bassa, il taglio regolare, la giacca, il giubbino.

Non una ruga, non un contrazione dei muscoli facciali, non la fronte corrugata, non il pensiero del pensiero perduto. Nulla li turba. Essi vivono felici e contenti. Felici. Contenti. Di là dal vetro, oltre il confine trasparente del reale, senza mai indugiare in congetture tristi, senza mai pensare al domani, a ieri, all’ora e qui, al qui e ora, all’ora che è.

Non sentono gli spari, non odono i rumori, non sanno che farsene del loro stesso aspetto. È il loro aspetto, non lo debbono raggiungere. Non ci sono bombe che li possano ferire.

Non debbono raggiungere il domani. Non come chi cerca di diventare a loro simili: uomini, donne – giovani, maturi – destinati ad un radioso futuro da manichini, modelli, modelle; un radioso futuro fatto di abiti, mosse, pose, bronci da foto, sorrisi da foto, party da foto, vite da foto, foto pure al cesso, foto pure al bar, foto pure ovunque.

Manichini. Mannequin. Sono finti, sono verissimi, reali oltre l’uso, l’abuso, l’oblio.

Manichini. Si spezzano ma non soffrono. Uomini, donne: soffrono anche quando non si spezzano.

Giovanni Bongo

2 thoughts on “Manichini

  1. E vorrei tanto chiedervelo cosa avete da ridere nei vostri selfie.
    E dentro ai vostri colletti bianchi, per quale motivo sorridete.
    Cosa vi rallegra dietro alle vostre cattedre da selezionatori.
    Avete dimenticato, forse, anche il sapore delle vostre lacrime. Siete ottimisti, voi. Siete positivi e fiduciosi, voi. Un autoscatto si attiverà sempre per ricordarvi che siete vivi. Un’omelia “venuta proprio bene”, saprete sempre pronunciarla per ricordarvi quello in cui credete o quello in cui siete convinti di credere. E qualcuno a cui promettere, a cui regalare ansie e attese, si presenterà sempre dinanzi a voi, per illudervi che il mondo è per quelli, per quelle come voi. Cosa, vorrei proprio sapere cos’ é che vi fa sorridere così drammaticamente. Vorrei esserci quando la batteria della macchina fotografica si scarica, quando le vostre chiese si svuotano, quando anche l’ultima candidatura é stata esaminata. Quando i riflettori che vi abbagliono si spengono, lasciandovi al buio, vorrei esserci. Per vedervi. Per guardarvi. Per osservarvi. E per cercare nel vostro silenzio un briciolo di malinconia, di paura, di essenza, di profondità, di infinità, di verità. E per dirvi che é proprio in queste che va cercato un leale, reale motivo per sorridere. E per favore, cancellate dal volto quel sorriso triste, inespressivo: non fate ridere proprio nessuno.

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    • Nietzsche direbbe: “Il coraggio vuole ridere”! E ce ne vuole, di coraggio, per manifestare la propria indulgenza verso debolezze tanto chiare da non sembrare neppure difetti.

      Che importa, sembra dire la nostra Società, rimedieremo. Rimedieremo? Davvero? Alle guerre, alle povertà, al disastro ecologico incombente?

      Non conosco altra soluzione che non sia cercare di non fare più parte del problema…

      Direi così: sottrarsi…

      Grazie.

      G. B.

      "Mi piace"

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