L’ho hai fatto a fin di bene. Lo facciamo a fin di bene. Il fin di bene è il bene dei fini; e spesso è la fine.
Gli dai da mangiare (troppo) a fin di bene. Lo riempi di regali (troppi) a fin di bene. Lo copri tanto (troppo) a fin di bene.
A fin di bene dici al depresso che è davvero molto pesante; dici al deluso che davvero è molto deludente.
A fin di bene dici al timido che sembra un omosessuale; e all’omosessuale che è un invertito e che tu puoi aiutarlo.
A fin di bene gli impedisci di uscire, a fin di bene le tiri uno schiaffo, a fin di bene le hai messo le mani al collo. A fin di bene lo stimoli, la tiri su, offendendolo, denigrandola.
A fin di bene gli dici che non vale niente, per motivarlo.
A fin di bene le dici che è ingrassata, per indurla a dimagrire.
A fin di bene metti una nota sul registro.
A fin di bene dai un paio di ceffoni. Alla fin fine non ne è mai morto nessuno.
A fin di bene urli, urli, urli…
A fin di bene insulti e disonori; così persegui il bene, perseguitando i tuoi simili.
A fin di bene danno botte, a fin di bene hanno instaurato il terrore.
A fin di bene è stata concepita la dittatura del proletariato. A fin di bene è ancora tollerata la repressione sessuale. A fin di bene si dà il carcere ai poeti. A fin di bene si sono decretate le leggi razziali. A fin di bene si istituì l’Inquisizione (santissima) e ancora si onora la Mafia (santissima); a fin di bene si piazzano bombe per liberare terre di nessuno e si lanciano missili per proteggere terre di tutti.
A fin di bene si bruciano i libri. A fin di bene si torturano anziani. A fin di bene si insinuano sospetti. A fin di bene si maltrattano cani.
A fin di bene si uccide.
A fin di bene si sceglie il minor male; a fin di bene dici che il minor male è preferibile al peggio: e intanto scivoli verso l’abisso.
A fin di bene è solo un modo di fare il male con altri mezzi; e dunque rinuncio a un tale bene, se questo è, per qualcuno, un bene.
Giovanni Bongo
Loro fanno e dicono tutto a fin di bene.
Guardali come organizzano le loro giornate di sensibilizzazione nei confronti della famiglia. Relegando i Figli e le Fiiglie della stessa all’opera del demonio se omosessuali.
Guardali come citano personalità come quella di Oriana Fallaci, come riprendono sue idee sol perché somiglianti con le loro. Quando, invece, per altre idee e dichiarazioni della stessa Donna e Scrittrice, l’avrebbero lapidata tutti. Tutti.
Guardali come si scandalizzano quando il mondo dà colpi di vita, quando il mondo pretende di cambiare, quando la regola “è sempre stato così” rischia di essere cancellata dalla lavagna che loro hanno riempito di precetti e prescrizioni. Alcune, se non molte, contrarie alla legge che tutela la Dignità e la Libertà di ciascuno.
Guardali come stringono nelle loro mani i sassi da lanciare su vite che hanno avuto il coraggio di amare. “Perché ha molto amato”. Per questo, loro denigrano e offendono.
Guardali come sono loro, loro per primi, a commettere il peccato originale: credono di esser Dio. E giudicano in Suo nome, parlano per Suo conto, commettono disastri attribuendoli alla Sua volontà.
A fin di bene. Tutto. Ovvio.
Io, invece, le vedo come opere a fin di pene: le pene di chi subisce. Di chi si lascia invadere e convincere. Le pene di chi non può nulla contro di loro e contro il potere che esercitano. Se non continuare. A vivere. Ad amare. E a sperare che presto, il sole sorga su loro. E che le loro pene, divengano bene.
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La via che porta all’inferno delle relazioni (con gli altri) è lastricata di intenzioni totalmente centrate sull’io che pensa il mondo come se fosse il suo mondo.
La relativizzazione del proprio punto di vista (inclusa l’idea di bene che si ha e che, del tutto irrazionalmente, si immagina debba essere universale), da questo punto di vista mi sembra un atto, essenziale, di generosità logica.
Ognuno dovrebbe lasciare agli altri la possibilità di vivere come vogliono; a condizione di non nuocere – cosa tanto ovvia da non meritare costanti ripetizioni del concetto.
Temo i detentori dei valori assoluti e non negoziabili; sono soliti negoziare di continuo (con i potenti di turno) e si atteggiano a guardiani di un tempio nel quale entrano di rado; sbarrano agli altri il passo che non sanno fare; o, cosa assai peggiore, impediscono agli altri gli stessi gesti che concedono a loro stessi, sovente all’insaputa del loro Dio e della loro Sacra Famiglia.
Grazie.
G. B.
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