Ai figli 4

 

 

Sono rinato. Questa è la mia alba. La vita reale è appena cominciata.
Vivere ponderato: attenzione consapevole ai fondamenti della vita e costante attenzione all’ambiente circostante e a ciò che a esso è correlato, ad esempio un lavoro, un compito, un libro, qualsiasi cosa richieda efficace concentrazione (la circostanza non ha valore. Ha valore come ci si relaziona a una circostanza. Il significato vero risiede nella relazione personale con un fenomeno, quello che significa per te).
La grande santità del cibo, il calore vitale.
Positivismo, l’insuperabile gioia della vita estetica.
Assoluta verità e onestà.
Realismo.
Indipendenza.
Risolutezza. Stabilità. Coerenza.

Christopher Johnson McCandless (12 febbraio 1968 – agosto 1992)

 

Nato, sei nato. Inatteso, sorprendente, irripetibile, essenziale; come quel che potrebbe non accadere mai e per un quanta, nel solo istante di materiale acquiescenza al possibile del reale, accade.

Nato, sei nato. Nulla di ciò che è stato potrebbe essere meglio di come è stato, dal momento che sei giunto: redenzione dell’errore irredimibile, semplice conseguenza del rimpianto fatto forza e divenuto necessità, ora sei il mio dialogo incessante e la mia verità più serena. Rido dei miei contrasti con chi mi contrasta. Io, ora sì, rido anche dell’amaro fondo degli aspri calici che alcuni mi offrono per colmare il loro vuoto chiamandolo giudizio.

Nato, sei nato. Ora devo solo essere più semplice, più leggero, più onesto di quanto non mi sia riuscito di essere prima. Non importa a quale prezzo: lo devo a te, non ad altri.

Non ho più fretta, ora. Il tempo che scorre mi inquieta come la sera di un dì a lungo atteso e in breve svanito. La gioia è nell’alba, anzi è nella notte di stelle che annuncia l’alba. Vorrei solo stelle e alba, non feste del tempo che va. Voglio altro tempo: la festa è esserci, sospesi come allodole che cantano, quando non è più notte né ancora è giorno.

Un giorno sarai uomo. Tornerai come cane nella tormenta? Aprirò la porta. Chiederai un pasto? Ti darò il miglior piatto. Avrai bisogno di danaro? Te ne darò quanto basta, né poco (come fanno i taccagni), né troppo (come fanno i corruttori); piuttosto ti riempirò le mani delle mie mani: l’unica mia ricchezza – forse la sola che abbia senso.

Chiederai un letto? Sarà pulito e pronto per il tuo giovane corpo stanco. Chiederai di abbracciarti o saremo impediti dall’orgoglio? Ti abbraccerò ugualmente, senza far domande insulse su: cosa è successo e chi è stato?

Ti ascolterò, ma dovrò essere saggio. Se sarò saggio ricorderò quel che ricorderai: la mia essenza; le mie assenze; la mia presenza. E parleremo sereni…

Giovanni Bongo

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