C’è un referendum. Si tratta di una questione importante. Sì. Come il voto da esprimere. Sì. Come il quorum da raggiungere. Sì. Per dire di no ad ulteriori trivellazioni nei nostri mari e nelle nostre terre. Per guardare al futuro (energetico) con rinnovabile interesse. Per dire di no ad un’epoca già conclusa ma attiva, per inerzia della politica e delle imprese, e dalla quale stiamo uscendo con una grave prospettiva sociale e ambientale: alludo all’era (del combustibile) fossile.
Un nuovo modello di coesistenza antropologica è possibile, certo, ma alla sola condizione di superare l’accidiosa prospettiva di dover continuare ad estrarre petrolio, carbone e gas dalle viscere della Terra.
Il problema, enorme, è quello di garantire a tutti la gigantesca quantità di energia (ogni giorno) richiesta per mandare avanti le macchine, i sistemi informatici, i trasporti, le industrie, i servizi; ed è un problema da affrontare e da risolvere presto, con filosofie nuove (e forse antichissime) e con tecnologie nuove (forse non antichissime), ma soprattutto con un originale atteggiamento verso la vita e con una chiara coscienza delle conseguenze ecologiche dei nostri atti.
Occorre mettere definitivamente in questione il nostro attuale modello di sviluppo; anzi, occorre superare l’idea stessa di “sviluppo” a noi nota, legata com’è a quella, non meno dannosa, di una crescita da alimentare indefinitamente con consumi illimitati e infiniti desideri indotti da pubblicità e mercato.
Del resto, non è possibile affermare, semplicisticamente, che sia sufficiente rinunciare all’auto o abbassare di due gradi il riscaldamento domestico per ottenere gli effetti necessari a invertire il processo di degradazione ambientale in atto.
Quel che è certo, invece, è che considerando le riserve di petrolio e le nostre attuali esigenze estrattive; confrontandole con le tendenze climatiche in atto e, in generale, con lo stato di salute dell’aria, dei suoli e delle acque di molti luoghi del pianeta; non possiamo più continuare a usare combustibili fossili per molto altro tempo; ché, anzi, non v’è più tempo.
Non possiamo fossilizzarci nelle nostre abitudini e nelle nostre scellerate credulità “scientifiche” ed economiche.
Il diritto di voto al prossimo referendum è da onorare, in massa, facendo valere le molteplici ragioni del Sì.
G. B.
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