“Compagno di scuola, compagno di niente
ti sei salvato dal fumo delle barricate?
Compagno di scuola, compagno per niente
ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”
Antonello Venditti
Il tizio punta-tacco-punta, doccia di 10 minuti, caffè, di corsa in centro, devo lavorare, al sud beati loro, ma poi che mi importa di votare, a luglio una settimana a Milano Marittima, poi a Gallipoli, un po’ di sballo, coca e ricci crudi, la figa, coca e ricci crudi, figa, c’ho il suv.
La tipa tacco-punta-tacco, io mangio solo bio e vado ogni settimana da Eataly, col suv bianco, che poi c’ho l’aperitivo non sai che localino nuovo esclusivo al centro, sai, dietro la stazione di Milano-Bologna, un’ora di alta velocità, che poi gli ambientalisti, che poi al sud, che poi a che serve, ieri siamo stati ai laghi, che bella giornata, e pensare che il 17 porta sfiga; figa.
Il meridionale stanco, che voto a fare, lassa perdere, il quorum non batte abbastanza, sono tutti ladri, non voto più, tanto fanno come gli pare.
Il Premier che prima rottamava, poi ora trivellava, poi ora spiegava (anche in inglese): saranno felici gli “operai” e i loro padroni; certo, saranno felici gli ingegneri e i loro padroni; saranno felici i padroni e i loro Padroni.
Il Presidente Emerito, con viva e vibrante occultazione delle virtù della democrazia, che fa le pulci al testo, al contesto, al consiglio, al bisbiglio.
La verità?
La sinistra è morente, da tempo, lunga agonia senza pianto; però i compagni non lo danno a vedere, proprio come quelli che tenevano in vita i leader imbalsamati per il Popolo e per la Rivoluzione.
La democrazia è messa male: serva del Potere Economico Universale. Il problema è questo: dagli Stati Uniti all’Italia, da Berlino a Parigi; la democrazia sta morendo.
Chi parla di Rivoluzione dovrebbe studiare astrofisica: l’unica rivoluzione è quella del moto dei pianeti, che infatti ripassano sempre dal punto lasciato qualche tempo prima.
Ora è tempo di rivoltare le zolle, come facciamo noi che zappiamo tra un libro e l’altro, una lettura e l’altra, una poesia e l’altra, una visione e l’altra.
Mi sento migliore di chi non ha votato? Sì, in effetti sì. Senza presunzione, no, senza presunzione, no, mi sento meglio, e forse migliore, Sì.
Al seggio, che per caso ho frequentato in veste di scrutatore e per volontà in veste di elettore, ho passato ore di serie osservazioni, battute irriverenti, cinismo di sopravvivenza, ironia necessaria; e molta umanità con caraffe di caffè e crostate fatte in casa.
Ho ammirato l’umanità col passo forte e lento dei nonni contadini di un piccolo paese del Sud Salento nati l’anno 1928; ho ammirato l’umanità ben vestita e sorridente delle nonne venute con le stampelle, prima e dopo di andare a messa: nonne e nonni venuti a votare per amore e dignità. Credevano, crediamo, credevamo.
Ho votato per i figli, ho fatto il mio volere – altro che dovere: Volere!
Povera patria a pezzi. Altro che referendum. Era in gioco il plebiscito negativo (i negativi di foto fatte ovunque) per un leader mai votato di una sinistra-centro-destra mai tanto deprimente in una democrazia mai tanto depressa.
Aveva ragione Pasolini, neppure il fascismo era arrivato ad ottenere una simile obbedienza. Dopo il prossimo spot l’analisi del voto… Della passione non v’è traccia. I nostri sponsor trivellano e vanno in automobile su strade vuote per modelli e modelle di cartone.
Giovanni Bongo
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