Nelle foto

Nella foto lei sorride al suo fianco ma par triste, lui sorride al fianco di lei ma par cupo; lei è un passo indietro, lui è un passo avanti. Chissà cosa pensavano, chissà cosa avrebbero voluto dirsi, dirci, dire a sé e dire davvero.

Nella foto sembravano felici, sereni, una bella coppia, una coppia come tante, tipi normali, davvero semplici, molto gentili, io l’ho sempre sospettato, l’avevo detto io, poi tanta indignazione per nulla, ora ascoltiamo il parere del sociologo, abbiamo intervistato uno psicologo, ecco in collegamento un criminilogo, il vicino di casa, un conoscente dello zio…

Nella foto sorridevano appena, chissà come odorava l’aria; le foto, si sa, non dicono tutto. Le foto mentono.

G. B.

Trasformazione 9

Immaginiamo e ricordiamo: ecco il nostro tormento. Indossiamo maschere per lasciare agli altri un segno del nostro (mostro?) passaggio; ma gli altri sono come noi, marcano il passo e i territori ed esigono, come noi, di suscitare sorpresa mentre procurano, o incontrano, semplice imbarazzo.

Gli anni nostri passano così, tra gli annunci (di una vita diversa) e le previsioni (di una vita nuova) pateticamente gettati, come polvere o fumo, negli occhi del Tempo che, invece, fa ciecamente il suo corso, il suo gioco, il suo essere: e vince.

Sicuri di stare vivendo la nostra (vera) vita?

G. B.

Servi Volontari?

Siate decisi a non servire più, ed eccovi liberi. Étienne de la Boétie

 

Siamo dunque diventati dei servi volontari, mortali mortificati dal Potere? Siamo pronti a sacrificare il nostro tempo, noi stessi e chi amiamo, pur di averne prestigio, danaro, dominanza o un “tempo indeterminato” più simile a pena che a conquista?

Odiamo “perdere tempo” ma accettiamo ogni possibile spreco di tempo? Non godiamo più di un tramonto o del gioco coi nostri figli – ma concediamo riunioni ed esami a chi ci prende corpo, laurea, master, concorso nel concorso in omicidio delle nostre più nobili aspirazioni, obbedienza & anima?

Siamo sempre connessi ma quasi mai comunitari, dialoganti e generosi gli uni con le altre? Subiamo come necessità ineludibile qualsiasi decreto, circolare, imposizione, acquisto o clausola ci venga propalata?

Lottiamo per i diritti nuovi e abbiamo perduto i diritti vecchi? Ci esibiamo in “società” con coccarda arcobaleno al petto ma non difendiamo l’acqua, una pensione dignitosa, il diritto alla salute, alla cultura e a un tetto?

Li lasciamo fare? Ci hanno divisi e ora imperano sul nostro sangue dopo aver saccheggiato il futuro dei nostri amati? Che stiamo facendo a noi stessi? Cosa abbiamo concesso Loro di farci?

Non è forse tempo di ribellioni, di terre riconquistate alla pace e all’amore e al pane, di fiori nei giardini di tutti, di diritti senza prezzo, di cieli sottratti al tedio?

Giovanni Bongo

No

Non sempre, non ora, non per forza di cose, non necessariamente, non ovunque, non in qualsiasi caso, non ad ogni costo.

Possiamo dire anche un no!

G. B.

Cos’è?

Cos’è la felicità? Mi è stato chiesto, me lo sono chiesto.

Traversiamo il tempo, nudi al cospetto di stelle danzanti – remote o scomparse (eppur vive) nel loro lume d’argento. Siamo immaturi, promettenti, mai uguali. Ci diamo ragioni, scopi, ambizioni. Abbiamo trovato qualcosa? No? Recriminiamo? Continuiamo a cercare?
Consideriamo questo: non ci siamo sempre stati e non sempre ci saremo; oggi, però, ci siamo.
Dunque, allentiamo i nodi di cravatte e capelli; sciogliamo gli ormeggi del cuore, liberiamo le mani, spettiniamoci. Corriamo da chi amiamo (che sia figlio o madre, figlia o padre) e scrutiamo gli occhi che fronteggiamo, ogni giorno, con accidia o rabbia: c’è luce dove non vediamo che ombra.
Infine, afferriamo quel che c’è, lasciamo perdere l’avere e perdiamo tempo. Sì, perdiamo tempo; ché la felicità è nel trovare quel che si perde: un indicativo presente.
Giovanni Bongo