Cos’è?

Cos’è la felicità? Mi è stato chiesto, me lo sono chiesto.

Traversiamo il tempo, nudi al cospetto di stelle danzanti – remote o scomparse (eppur vive) nel loro lume d’argento. Siamo immaturi, promettenti, mai uguali. Ci diamo ragioni, scopi, ambizioni. Abbiamo trovato qualcosa? No? Recriminiamo? Continuiamo a cercare?
Consideriamo questo: non ci siamo sempre stati e non sempre ci saremo; oggi, però, ci siamo.
Dunque, allentiamo i nodi di cravatte e capelli; sciogliamo gli ormeggi del cuore, liberiamo le mani, spettiniamoci. Corriamo da chi amiamo (che sia figlio o madre, figlia o padre) e scrutiamo gli occhi che fronteggiamo, ogni giorno, con accidia o rabbia: c’è luce dove non vediamo che ombra.
Infine, afferriamo quel che c’è, lasciamo perdere l’avere e perdiamo tempo. Sì, perdiamo tempo; ché la felicità è nel trovare quel che si perde: un indicativo presente.
Giovanni Bongo

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