Di Moda & Morte

Sembra un’estate fredda, questa estate calda. Sembra un’estate fredda di morti.

Sono morti di incuria, morti d’odio, morti di oblio. Sono morti innocenti su binari che portano al nulla, corpi frantumati in cartocci di lamiere rese lame strazianti. Poi c’è il dolore, con le scuse, con le accuse, con la pompa magna del potere e le pompe funebri sul luogo del disastro immane riproposto cento volte con pornografica sterilità; poi ci sono le scuse, le accuse, le lacrime perdute a chiamare i nomi che non rispondono più.

Sono morti in festa, liberi fraterni e uguali lungo un mare che ormai ci separa soltanto. Sono corpi travolti dalla furia del terrore, terrorista o solo psicolabile, di un uomo solo al comando del suo tir fatto simile a un’arma sconnessa; sono morti falciati da un uomo sommerso, e scatenato, dalla furia di un’unica lucida fiamma di rabbia depressa.

Non bastassero questi morti, ecco un golpe notturno tentato in Turchia come in una notte bianca dell’astio.

Eccoli, i morti caldi dell’estate: incidenti con varia causa nelle località del turismo d’obbligo, contabilità silente della quotidiana ricerca di pane sulle rocce di Lesbo o nel cuore dell’Egeo, mero disturbo d’agenzia nelle rotative di mille eventi serali stampati su carte allegre o condivisi sui diari dei nostri confusi profili social. Ecco l’estate: concerti, sagre dal niente, luminarie per un buio sociale pesto, approdi VIP su spiagge chic, incendi choc, abusivi trash, mondezza stradale, abusi assai cool e varia idiozia rallegrata dalla nostra sensazione di essere al centro di un impegno quotidiano speso per il benessere, per il relax, per lo svago, per il divertimento inebetito tipico di ogni caduta d’Impero.

Mezza estate – metà alla moda e mezzo morta: chi di noi ride ancora, è davvero allegro? Chi non ride più tanto, è pessimista, è savio o è finalmente fuori logo?

Giovanni Bongo