Ai figli 5

Sii buono con te – per esserlo con gli altri. Ascolta te stesso – per ascoltare gli altri. Sii te stesso – per riconoscere chi non è come te.

Concediti di essere come non immaginavi – diventerai chi sei e sarai sorprendente.

Pratica la libertà – ti renderà responsabile. Pratica la giustizia – ti aiuterà a comprendere.

Abbi fiducia – ti aiuterà a ragionare. Credi in te – ti darà fiducia. Ragiona – imparerai a sentire.

Sappi dire di no – diventerai generoso. Sappi dire di sì – riconoscerai i tuoi limiti. Piangi – diventerai coraggioso. Sii dignitoso – eviterai di offendere. Ammetti i tuoi errori – diventerai sensibile.

Sii sensibile – amerai così; solo così si può amare!

G. B.

Salire

Salire è un po’ fallire. Salire, arrivare in vetta, accorgersi che c’è una vetta ancor più alta da guadagnare. Fermarsi, farcela, rinunciare, ritentare. Un passo avanti, uno indietro, fermi nella pietraia, simili a Sisifo nella sua valle di impossibilità.

Chi non sopporta la tua ascesa ti impedirà di andare, ti dirà che non si può fare, ti accomunerà alla sua mediocrità basale, ti dirà di scendere. Se ce la farai, dirà di esser tuo amico, ti proporrà di banchettare, ti inviterà a salire (ancora) insieme. Scuoti i piedi e vai da solo, piuttosto, non stare con chi ha lingua insincera.

Tu vai comunque, in solitudine se necessario o con pochi (onesti) compagni di passo – che sono sempre pronti a incoraggiare sé stessi e anche te, nella nebbia e nel vento.

Salire è un po’ fallire: avrai contro gli elementi, i tuoi limiti, apprensioni imparate come geometrie illogiche. Eppure, arriverai in alto e in altro se camminerai.

Ti guarderai dietro, dentro e attorno; noterai perdite, errori, danni. Immaginerai rimedi, quando le proporzioni “giuste” e il punto di vista “migliore” ti faranno sentire in alto e in altro.

Tutto è già stato, invece, nulla potrai riavere. Salire non conosce ritorni. Lontano (nello spazio e nel tempo) da quel che sei stato, distante dai “se” e dal perduto sé, non ti resterà che procedere: un passo avanti, uno indietro, un altro verso l’alto e verso l’altro. Sali e cambia. Fallirai ancora. Con errori nuovi. Sali finché hai ferro nel corpo.

G. B.

Camminare 25

 

Cammino senza ragioni, alle volte. Per trovare i passi. Per quell’esigenza bruta di andare e fare attrito sulle pietre, orme sulla terra, sudore del corpo e spietata entropia. Cammino senza meta o solo per metà pensando alla meta.

Cammino in tal maniera e il senso di un simile incedere, voglio dirlo, è ben diverso dalla sua ragione: posso volere quel che voglio, certo, ma è nei sensi che l’erotismo vitale dei passi sulla roccia fa il suo corso – e il suo corpo. Si tratta di un bisogno che si somma a una volontà.

Camminare senza raggiungere nulla è esperienza fugace ma dà concretezza. Si tiene alle spalle una condizione incompresa e si prova una felicità primordiale. Ci si dà tempo, spazio, da fare, qualche verità.

Cammino, così, perfino tra le nuvole. Per vederci chiaro.

G. B.