L’essenziale è irriconoscibile. Lo hai camuffato. Non è più solo invisibile ai tuoi occhi; è celato al tuo cuore, dato come cosa ovvia e certa tra le incertezze insolvibili delle tue abitudini. L’essenziale, smarrito, ti pare ovvio.
Te ne stai comodo. Hai ogni parvenza di conforto, ma senti una mancanza infelice. Lamenti una assenza e sei irriconoscente. Eppure mangi, hai acqua, dormi in un letto comodo, hai abiti puliti, “comunichi” con il resto del mondo, hai accesso a servizi, beni e vantaggi.
Cosa ti manca, dunque? Riduci tutto all’essenziale, rinuncia all’opulenza, alleggerisci il peso degli impegni. Ecco, dopo aver perso peso potrai cercare l’assente.
La leggerezza è una funzione della grazia, non del peso.
G. B.
La leggerezza…
Se esistono dei criteri con cui misurare la propria maturità, uno di questi corrisponde alla capacità di distinguere la leggerezza dalla superficialità. La leggerezza è negli istanti in cui basterebbe afferrare un filo d’aquilone per sollevarsi da terra, senza perdere la concezione dello spazio e quella del tempo: senza perdere la consapevolezza di essere, di esserci. La leggerezza è nelle pagine di un libro che racconta, che dice ciò che noi stessi, noi stesse abbiamo da dire, da raccontare. E lo fa nello stesso modo con cui lo avremmo fatto noi, se solo lo avessimo fatto (che poi, in fondo, la sostanziale differenza è lì, precisa e semplice: tra chi fa e chi non fa, tra chi agisce e chi non agisce). E i libri sono formidabili in questo: leggeri, sanno quando è il loro momento e fanno di tutto per farsi scegliere in un determinato momento, quello giusto. La leggerezza è in un profumo, in quel profumo che, accidenti, sembra abbia contagiato tutti gli indumenti, anche quelli estranei a quegli abbracci. La leggerezza è nel non pentirsi di qualcosa che è avvenuto e che, avvenendo, ha procurato benefici. Ed è nel credere, nel ricordare che non è stata la situazione ad accadere: ma è stata la nostra volontà a permettere che accadesse, che si avverasse perché, probabilmente, era quello che si desiderava (ovviamente, il riferimento è strettamente personale: sono perfettamente consapevole che in alcuni casi non è così). La leggerezza è sulla strada, sulla scia dell’orizzonte, al di là del mare che no, non fanno paura. Anzi, eccitano. Incuriosiscono. Attraggono. E leggerezza è anche nel rendersi conto che qualcosa è cambiato. E se è cambiato, cambierà ancora. E ancora.
La leggerezza è anche nei passi che si muovono nel buio per non svegliare il passato, i ricordi. Non perché si ha paura di questi ma perché è giusto che i muscoli e i nervi e il sangue che li hanno stretti e sezionati e spolpati, riposino…
La leggerezza… la leggerezza, forse, è anche nella consapevolezza di dover e poter essere sereni, serene. E tutto ha avuto inizio dal leggero, caparbio, paziente voler esserlo.
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La leggerezza è il peso che si misura con la propria assenza; ovvero, con la propria consapevole rinuncia ad aggiungere… Grazie.
G. B.
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