Semplifico. Ho già tutto quel che serve. Ho giù tutto quel che occorre. Un’altra camicia? No. Nuove scarpe? Perché mai. Una nuova serie di forchette? No.
Io ho tutto. Mi guardo attorno. Vedo solo occhi spenti, labbra contorte nell’appetito accidioso di un sabato senza Dio né dei. Vedo solo disperazione. Tranquilla, ordinaria, disordinata, scomposta.
Vedo file di illusi alla fiera delle illusioni. Vedo infelici vestiti di tutto punto. Interrogativi, angosciati e privi di grazia, i loro corpi sono stretti nell’abito della giusta occasione persa.
Tacchi a spillo, pantaloni sempre troppo stretti, scarpe a punta, borsini tenuti come bastoni di un pellegrinaggio mai fatto; capelli ordinati, giacchette aderenti d’ordinanza, macchine lucide, telefoni luccicanti, figli tenuti al guinzaglio con promessa di nuovo shopping.
Vedo, sorrido d’amarezza e amore, procedo. Io ho tutto. Semplifico. Cerco di dire il possibile col necessario. Ho tutto quel che occorre. Ho già provviste. Ho giù provvidenze.
Ho tutto, ed è tempo che io doni.
Giovanni Bongo