Ci vuol poco a cambiare, si cambia con poco. Non contano potere, ricchezza, gloria. La ricchezza costa cara, il potere incatena, la gloria oscura l’essere.
Si tratta di tornare al pane, al gusto dei piedi posati su erbe tenui o croccanti, a parole dette senza volerle usare come spade nei cuori.
Siamo energia, materia dei sogni, fuoco di stelle remote e ormai spente. Vivere è poco più che brillare e poco meno che vagare senza chiarezza, ma è talmente bello.
Chi è felice, perché lo è? Non per quello che possiede, o millanta di essere, o dichiara di poter fare a suo piacere. Chi è felice lo è di sé stesso, se e quando è sé stesso.
Siamo cosmici, vasti nella solitudine, solidali come elementi aggregati con elegante impostazione stellare; che si abbia un dio oppure no, esistiamo pur essendo accaduti a nostra insaputa: occorre darsi un senso.
Rinuncio all’accidia, non cumulo cose, non ambisco al potere, non nascondo evidenze, cerco azione pulita, generosa, leale. Godo di ogni momento, del vento che sferza il mio volto e della brezza che allevia i miei dubbi.
Cambio così: cammino leggero, osservo la ridicola e diffusa rincorsa al trono di un solo momento di celebrità senza meriti, procedo senza affanni.
Ci vuol poco a cambiare, si cambia con poco.
G. B.