I danni

Vieni. Siediti. Stai al mio fianco per un po’. Ascoltami come io ti ascolto. Ho bisogno di parlarti; e che tu mi parli. Ho bisogno di dire; e che anche tu dica. Guardami. Offrimi gli occhi. Ora so. Ora io so. E non posso rimediare. Non posso tornare ai luoghi e ai tempi che ho attraversato. Ora ho chiaro il valore delle parole, delle opere, delle omissioni. Ora so che non tutto è perduto, anche quando è perso. So che quel che ho perso è nelle cose che trovo ogni giorno.

Forse non avrò mai la pace che cerco. Ma non dispero di poter trovare la pace che non trovo. Siedi con me. Siedi su questa vecchia panchina fatta di ferro e ruggine; fatta di tempo. Siedi con me in questo giardino, modesto, che profuma di sera, di opere, di omissioni; di tramonti estivi, lievi e lieti. Lascia stare i rimproveri. Stai al mio fianco. Ascolta il mio respiro. Cerca di comprendere. Non vedi che ho paura? Prova a metterti nei miei panni. E poi, prova a metterti nei miei danni.

G. B.

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