Diffida!

Diffida. Di chi non ascolta quello che dici ma pretende di sapere chi sei.

Diffida. Di chi fa tempesta per piccole questioni e tace sui grandi problemi.

Diffida. Di chi urla per coprire i suoi tormenti e tormenta per coprire le sue omissioni.

Diffida. Di chi crede di non sbagliare mai né chiede scusa.

Diffida. Di chi chiede scusa ma non fa nulla per essere diverso.

Diffida. Di chi non sa tacere oppure parla per accusare, insinuare, ledere e distribuire vergogna.

Diffida. Di chi afferma il vero facendo soffrire: non è onesto, bensì crudele e ipocrita.

Diffida. Degli ipocriti: non saranno mai giusti, non avranno mai pace e non ne potranno mai dare.

Diffida. Di chi decide per te e ti dà a vedere che sia per il tuo bene.

Diffida. Di chi non è mai grato ed è privo di dolcezza.

Diffida. Di chi giudica il tuo passato dal pulpito di un presente che non ha futuro.

Diffida. Di chi dice “io” e neppure si avvede di essere un altro.

G. B.

A parziale testimonianza

A testimonianza del nulla, tutto. A testimonianza di tutto, nulla. La conferma delle cose è nella loro scomparsa. L’apparire della scomparsa è nelle cose. Ora, prova a porre rimedio al dilemma – ché non si tratta di risolverlo, ma di porvi rimedio. Prova a venirne fuori. Non puoi.

Puoi vivere, vivere, vivere. Con triplice intensità – che sia tesi, antitesi, sintesi.

Che tu sia gracile di intenti o solido di volontà, poco cambia. Non puoi porre rimedio al dilemma che si svolge tra le stelle. Puoi vivere, vivere, vivere. Con triplice intensità.

A parziale testimonianza della tua fragilità. A parziale testimonianza della tua forza. A parziale testimonianza del tuo dilemma, che invero è certezza per tutti e domanda: come continuare a essere sapendo che prima o poi smetteremo di essere?

La risposta è: dal momento che sei vivo, vivi ogni momento.

G. B.

Forse o mai più?

Ne verremo fuori, andrà tutto bene. Forse. Stai tranquillo, non ti dare pena, non rassegnarti, non accadrà nulla di cattivo. Forse. Vedrai, potrai contare su di me, gli amici servono a questo. Forse. Sono stato così impegnato, non immagini proprio che giornata. Forse.

Non fosse che il momento del bisogno è il bisogno di un momento. Non fosse che dir soltanto una parola può salvare; anche dire niente e stare un poco là. Ora o mai più.

Non fosse che giungerà la sera, poi la notte, poi il vuoto, vedremo e udremo in lontananza, ricorderemo tutto e ci verrà paura. E allora, o mai più, avremo bisogno di un momento – nel momento del bisogno.

Non dimenticare una parola, dunque, e non dimenticare una carezza. Porta vino, sorrisi, silenzio, coraggio, spalle forti e braccia solerti. Sostieni senza darlo a vedere. Aiuta senza chiamarlo soccorso. Dai un segno a chi dimentichi di aver chiamato amico o, peggio, amore. E fai festa quando non c’è (più) fasto.

B. G.