Non si torna mai – identici. Non si torna, se non lasciando tracce di sé ovunque si sia messo il piede. Si lascia un calco nel fluido del tempo. Si scruta il punto dove si è stati senza più esserci: e si prova nostalgia del presente.
La materia ne risente appena, ma dà prova del nostro passaggio: qui dei sassi spostati, là un’impronta, altrove una vibrazione effimera dei rami.
Tornare è un verbo illusorio. Sì va e basta. Quel che si lascia non si trova più e se c’è una speranza di permanere è nei segni della grazia, grata, coltivata nei cuori di chi incontriamo: sono i veri recinti del nostro più antico desiderio. Quale? Ecco, desideriamo che nulla muti e che niente trascorra; che tutto sia per sempre. Infine ci accorgiamo che tutto sfugge, che nulla permane, che ogni cosa trema e trascorre. Anche il bosco, le rose, il torrente. Perfino la cresta altissima del monte, così tenace e imponente da nutrire ogni nostro bisogno infranto. Non si torna, si va.
G. B.