Un buon lavoro. Una buona posizione. Un appartamento con una buona vista. Una carriera prestigiosa. Un’auto di lusso. Una villa al mare. Una casa in collina. Abiti di ottima fattura. Scarpe comode. Un salotto ampio e soleggiato. Un televisore a cristalli liquidi, o a led. Un abbonamento annuale nella migliore palestra della città. Cene settimanali a base di pesce nel migliore ristorante del porto. Un club esclusivo al quale aderire. Un soggiorno esclusivo al quale partecipare. Un comportamento elusivo al quale aderire. Un silenzio esaustivo nel quale precipitare. Un silenzio esteso. Risvegli notturni. Pensieri notturni. Crucci notturni. Incubi notturni. Sedute diurne. Un po’ di tranquillanti. Magari passerà. È solo stress. Troppe riunioni in ufficio. Mi pagano bene. Il mio conoscente, sai, quello laureato in filosofia, non è ancora di ruolo. Ma come si fa? Ma come si può? Alla sua età. Dicono che se ne sia andato. A fare un viaggio, non so, sembra a piedi. Come si può mollare tutto e andarsene? A piedi, poi. Senza neppure un motivo. Così. Su due piedi.
Forse, così, su due piedi, parto anche io. Lo zaino, la borraccia, niente raccomandate con ricevuta di ritorno. Niente avviso bonario. Niente più aperitivi. Sai cosa mi ha detto, il filosofo? Un corpo. Il mio corpo saggio. Mangiare per fame. Bere per sete. Dormire per il sonno e per davvero. Niente di superfluo. Sai, quel filosofo sono io stesso. Doppio di me stesso, sdoppiato nel confronto con chi sarei potuto essere per sempre, a tempo indeterminato, e a tratti fui.
Che bello vivere con poco. Struggersi per i ricordi. Avrei voluto salutare zia, ancora una volta. Ricordo il corpo morbido del mio gatto freddo. Avrei stretto ancora la mia cagna per un po’, era tiepida quando le ho fatto scivolare addosso la prima palata di terra. Avrei voluto dire degli addio. Avrei voluto dire altri ti amo. Avrei voluto esserci sempre, o almeno di più e meglio. Avresti dovuto vedere. Avrei voluto vedere. Ma tutto scorre. È solo un passaggio. Sì nasce e si fatica a vivere, a farsi una posizione, a pagarsi il mutuo. Poi si scopre che a un tratto si resterà muti. Allora, tanto vale andare. Abbraccio mio figlio ogni giorno, per qualsiasi motivo. Lo riempio di dolcezza. Se non mi credi più, ci credo ancora io. Lo faccio io. Anche per te. Ci credo. Preparo lo zaino. Preparati, partiamo. Io parto.
In fondo, nel Campo di Stelle, l’ho detto, scritto e fatto, molti anni fa. Ho detto e scritto: Andare, andare, andare. Null’altro resta!
Sì, pensaci, null’altro resta.
Giovanni Bongo
Bellissimo, dovremmo avere il coraggio di lasciare tutto in modo da non perdere niente.
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Lasciare tutto quello che ci priva di ciò che è essenziale. Sì, intendo questo… Grazie
G. B.
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