La Materia dello Spirito

Ti ricordo la Materia. E l’importanza del canto del vento. Ti ricordo che non esiste erba senza cielo, che non v’è Cielo senza Terra. Ti ricordo la connessione, profonda e talvolta invisibile, che lega tutti i fenomeni sostanziali della Vita.

Ti ricordo che non v’è accidente senza essenza e che l’essenza si manifesta con i suoi accidenti. Ti ricordo il perpetuo divenire, il fluire del tempo, il trascorrere delle stagioni, la potente vita che fugge, la ruota (che invero è una spirale) degli eventi che non controlli.

Ti ricordo lo sbocciare dei fiori di limone e il loro profumo, che diverrà succo. Ti ricordo l’importanza dei giardini, segreti e palesi, e la necessaria unità delle forme di vita: la nobile criniera del leone non può prescindere dall’umile lavoro dei lombrichi.

Ti ricordo che ogni preghiera è inutile, ancorché solenne, se non rispetti la Terra che calchi, ogni giorno; se non comprendi la favolosa bellezza del sasso; se non chiudi gli occhi, almeno un istante ogni volta, alla vista del mare vasto e antico; se non senti di essere parte di tutto; se non comprendi che tutto è parte di te. Ti ricordo che non c’è Spirito senza Materia.

G. B.

Silenzio 4

Scegli come impiegare il tuo tempo. Scegli con chi stare. Scegli come realizzare i tuoi scopi. Scegli i tuoi scopi, frattanto, e decidi cosa è, per te, ancora essenziale. Scegli se valga la pena rinviare ulteriormente i propositi lasciati a lievitare nell’incertezza.

Scegli se il presente debba essere, per te, la mera meta di un indefinito investimento a lungo termine. Scegli se tu possa ancora rischiare di rimpiangere un vago passato perduto.

Dai valore ad ogni quantum del tuo tempo possibile. Scegli quali parole usare. Scegli di parlare con parole inattese, profonde, giunte dal silenzio più consapevole e indulgente. Scegli di essere indulgente. Ricorda che non vi è altro presente che non sia il presente vivo, attuale, istantaneo. Gioisci per la presenza di chi ami. Sei ancora qui. Parla apertamente. Parla onestamente. Fai onestamente. Ora è tempo che tu pensi unicamente ai fragili e agli onesti.

G. B.

La coscienza delle cose

Improvvisamente – la coscienza delle cose, le domande, i misteri.

Le domande? Sugli oscuri meccanismi della fama, sugli opachi modi della gloria, sulle fortune inconcepibili e sulle sfortune immeritate, sulle altezze e sulle miserie umane. E ancora, in un bagliore, il senso della fragilità, la perplessità al giusto posto, il bisogno di levità, la fuga al cospetto della bruta durezza del mondo. Qual è il senso di tutto, qual è il senso? Chi sono, cosa sono, chi ascolta?

I misteri, poi, sono intorno alle medesime domande. Con in più la questione inevasa: il Tempo. E il nostro umano affanno per poco, alle volte; per nulla, spesso.

La coscienza delle cose? Il sé, per cominciare; poi, a seguire, il ricordo esatto, la memoria chiara, la parola adatta, la precisa cognizione dei fatti; i silenzi generosi, le delusioni palesi, le delucidazioni opportune; la delicatezza sussurrata, la piena e consapevole osservazione delle circostanze, la responsabilità verso di sé e verso il mondo; il sì che è un sì e il no che è un no; la cura di sé, l’accuratezza nel dire, l’attenzione nel fare.

Ecco, il sentiero sfocia, il sole appare, l’orizzonte pulito solleva l’animo, il mare indaco rasserena; non voler parlare per un giorno o per un anno; desiderare una fuga, una casa in un borgo o tra i boschi, un fuoco acceso (mentre fuori piove e chi ami è al tuo fianco). Ecco, la necessità di riposare, di sprofondare in una vecchia poltrona con un libro tra le dita e se stessi in grembo; il desiderio di dormire, di sognare dolcemente, di non doversi più preoccupare (delle stoltezze) o difendere (dagli idioti); la serenità.

Improvvisamente – la voglia di assistere alla semplice concretezza del mondo, all’ovvio riconoscimento dei talenti, allo sbocciare di sentimenti onesti e mai ambigui, al fiorire di condivisi equilibri planetari e di dolci armonie tra gli esseri. Improvvisamente, la letizia d’esserci – nel tempo fermo di una pienezza serena. Nella piena coscienza delle cose.

Giovanni Bongo

Camminare 26

Ora semplifico. Ancor di più, dunque con meno. Con meno cose azioni parole. Con meno brama di potere.

Resta il volere. Voglio mantenere la parola data. Voglio fare quello che voglio fare. Voglio semplicità e trasparenza.

Dopo qualche giorno lo zaino pesa. Come se il tempo appesantisse la materia. Ho compreso che ci vuol poco per camminare e per vivere.

Con poco si è presenti senza ridondanza.

Cosa occorre? Un libro: imperdibile, da tenere in tasca. Da mangiare e da bere: schiettezza e bontà semplice. Da lavarsi: la pulizia non è un lusso. Il resto, quasi tutto quel che conta, è in dono:  tramonti, ricordi e sinfonie celesti.

Quando parlerò con qualcuno non dirò più cosa faccio, dirò piuttosto chi sono, chi sono stato e chi non sono più. Ho smesso di ingannarmi, ed è un buon modo per non ingannare gli altri.

La trasparenza è il mio nuovo modo d’essere.

G. B.

Silenzio 3

Pianto un silenzio. Mi siedo ai suoi piedi. Lo lascio crescere. Alla sua ombra siederò ancora, colmo di quiete o di stupore, incerto o grato.

Pianto un silenzio. Alla sua ombra ricorderò le parole dette invano, dette per dire, dette per ferire: dette senza grazia.

Vorrei perdonare l’imperdonabile dopo averne chiarito l’origine. Potrei non esserne capace. Dunque, pianto un silenzio per questo.

Vorrei comprendere i misteri miseri: come sia possibile essere doppi, tripli, ambigui, cocciutamente pettegoli; come sia possibile essere incapaci d’essere come si dice d’essere: fuori e dentro un’unica cosa coerente, né false maschere né anime fosche; come sia possibile peggiorare, non migliorare, con l’età; come sia possibile dare tormento invece che conforto; anche per questo, pianto un silenzio.

Pianto un silenzio, chiarissimo, per chi non ha più nulla da dare, da dire, da offrire; eppure continua a promettere e a giurare chissà cosa.

Pianto un silenzio per gli ipocriti, per i millantatori, per chi finge di essere amico, per chi blandisce mentre, alle spalle, ingiuria.

Pianto un silenzio per chi stenta a parlare, ne ha paura, ne ha bisogno e non trova ascolto, pane, pace.

Pianto un silenzio. Entro nel silenzio. Ascolto nel silenzio. Mi rimetto in Cammino – nel silenzio.

G. B.